martedì 20 ottobre 2015

Il Vic.

Il Vic, come i miei attenti lettori sanno, è il mio adorato secondogenito.
Il mio biondino è un irresistibile concentrato di simpatia, intelligenza, bizzarria e...lazzaronaggine.
La sua personalità è trapelata, inesorabilmente, fin dalla prima presentazione ed ho immediatamente capito che quell'adorabile fagottino roseo, adagiato nella morbida copertina di ciniglia azzurra, mi avrebbe dato parecchio filo da torcere.
Se vi fosse un campionato mondiale di caparbia il ragazzo vincerebbe a man bassa, con i suoi 130 centimetri, riesce a tenere saldamente in scacco due genitori, quattro nonni e quattro insegnanti senza manco scompigliarsi i capelli.
Pomeriggio tipo: "Vittorio, hai fatto i compiti?"
Il giovanotto mi rivolge uno sguardo attonito e vagamente offeso.
"No, perché?"
La prof, durante i suoi studi ha avuto modo di approfondire le tematiche relative alla pedagogia positiva e agli studi montessoriani.
"Piccolo sciagurato! Prendi il diario e verifica immediatamente cosa c'è da fare per domani!"
Il Vic, chino sotto il peso degli improperi materni, si dirige stancamente verso lo zaino, cincischia per due minuti abbondanti con gli spallacci, scuote la testa con aria mesta e comunica alla famiglia il bisogno impellente di andare in bagno.
In bagno inciampa nella scarpiera (ancorata sulla parete opposta) e inizia a parlare con il porcellino d'India. Dopo venti minuti esce dal bagno, si siede sul divano e, con sguardo rivolto all'infinito e voce grave e assorta comincia a parlare dell'opportunità di introdurre, nella dieta del roditore di casa, una giusta quantità di erba medica.
Il pargolo viene crudelmente stoppato e gli viene ricordata l'esistenza di quaderni da completare e sussidiari da studiare.
Il soggetto sgrana gli occhioni blu dolendosi per la prosaicità della famiglia capitatagli in sorte e per la scarsa sensibilità animalista dei congiunti.
Senza alzarsi dal divano ruota leggermente il busto e fa penzolare il braccio per afferrare la cartella. Chiaramente la manovra non riesce. Spossato il povero minorenne ricade sul divano chiudendo le palpebre.
"Ecco, sono stanchissimo, probabilmente mi ammalerò e a te, mamma, non importa niente! (straziante musica di violini in sottofondo)
"Sono esausto" sospira lo studente scivolando sul pavimento
In genere a questo punto cerco di riprendere in mano la situazione.
"Forza Vic! Non hai ancora fatto niente!"
L'infelice ulula trafitto dalla rozza indiscrezione materna.
"Come fai a dire che non ho fatto niente, ho fatto moltissimo!"
Immediatamente cerca di coinvolgere qualche fratello nelle contumelie materne.
"E Leli? Guarda che sta giocando con il cellulare..." .
Il fato rio e cinico gli ha però affibbiato una sorella, scolasticamente parlando, inattaccabile. L'ex bimbastra sciorina infatti, immediatamente, problemi di geometria svolti , paginate di analisi logica e tavole di tecnologia impeccabilmente eseguite.
Il fratello minore non fornisce maggiore soddisfazione dato che, tipicamente, non ha compiti per il giorno seguente.
Vic però capisce immediatamente la potenzialità della situazione e mette in campo il delicato problema dell'istruzione di JF.
"Ma fanno veramente pochissimo, come vuoi che impari? " Con balzo entusiasta si fionda sul sacco del fratello allo scopo di estrarne quaderni e album atti a confermare la sua teoria circa lo stato di deprivazione culturale in cui versa il fratellino.
Lo fisso con occhi furibondi e gli intimo di aprire immediatamente il suo di zaino.
Vic mi guarda, con lo sguardo triste di un bambino colpito negli affetti più cari, scuote mestamente la testa, richiude con lentezza esasperante la borsa di JF e, finalmente, prende in mano il suo disonauresco zaino.
Simula per una manciata di minuti enorme difficoltà nell'aprire le fibbie di plastica e tenta di intavolare una discussione sulla superiorità del metallo, estrae l'asciugamano chiedendomi di stirarglielo, la pochette porta spazzolino rammaricandosi del fatto che non sia stata ricamata, il tovagliolo rallegrandosi e lodando il senso civico delle maestre che non accettano l'usa e getta, facile via verso il consumismo e la rovina del pianeta....
Ecco, io credo che sarò la prima donna al mondo ad avere le vene varicose sulle tonsille. Urlo infatti senza ritegno e gli intimo di darmi immediata visione del diario.
"Ah, ecco mamma, forse non ho scritto i compiti, perché ero uscito per andare alla toilette e non sono rientrato perché non volevo disturbare la maestra che stava dettando, sai una questione di delicatezza..."
La mia carissima amica Federica ha dedicato alla sua bambina, una deliziosa poesia, composta da lei medesima, che ho immediatamente assunto a inno familiare (volgendola ovviamente al maschile) datosi l'estrema pertinenza delle argomentazioni.

Figlio mio, amor ti prego
Meglio appianare il debito greco
che far fare i compiti a te
mi fai uscire fuori di me.
...
Ad aiutarti si son messi in tanti
amici parenti e pure viandanti.
E tutti ci han rinunciato
talmente tanto hai esasperato.
Ci ha provato pure tua zia
voleva chiamare la polizia.
Poi tua nonna che ha tanta pazienza
voleva scappare fino a Potenza.
Abbiamo esentato solo papà
lavora già tanto, abbiamo pietà.
Sentirsi dire "non so come fai
fosse mio figlio sarebbero guai"
non fa per niente piacere.
Ma sono parole assai veritiere.
Oh mio tesoro non farlo per me
è bello imparare, fallo per te.



In memoria dei compiti delle vacanze e in attesa di un nuovo anno scolastico.
by Federica Ricciardi.
Ehm...quanti sono gli anni di istruzione obbligatoria?