lunedì 8 dicembre 2014

Preparativi natalizi.


Il Natale si avvicina e in casa Gamelli fervono i preparativi.
Come da tradizione piemontese immemore l'otto dicembre è stato approntato l'albero di Natale.
Come da tradizione Gamelli l'operazione è stata preceduta da due orette abbondanti di urla belluine della coppia genitoriale che non ricordava chi e come avesse ritirato le due scatole di metallo contenenti il corredo natalizio. Quando alla fine le scatole sono state rinvenute i gamellini hanno cominciato ad addobbare con le loro manine cicciotte e lo sguardo incantato il nostro meraviglioso abete 100% plastica.
Come ogni genitore sa è questo un momento di grande commozione dove si cementano i legami familiari e si costruisce quel patrimonio di ricordi che scalderà i periodi critici e illuminerà i giorni bui.
Mentre il Pan ed io, finalmente riappacificati,  facevamo queste considerazioni fisssando grati e pensosi i nostri splendidi gioielli, il malcontento ha cominciato a serpeggiare tra le truppe.
Ha iniziato Leli: "Perché bisogna mettere queste orride palline di cars? Ci sono pochissime decorazioni da femmina, odio avere due fratelli maschi."
Il Vic ha subito rilanciato: "E perché il puntale lo deve mettere JF, solo perché è il più piccolo? Non è giusto, Letizia l'ha potuto mettere ben cinque anni, anzi sei perché non penso proprio di averlo messo io a quattro mesi, e poi quando avevo due anni è nato JF che ormai lo mette da quattro anni. Insomma, io ci ho perso!"
Arginate le rivendicazioni sindacali siamo finalmente riusciti a mettere insieme l'albero, abbiamo acceso le lucine e, la sottoscritta, circondata dal magico alone intermittente è andata a preparare la cena (ehm in realtà ha messo su l'acqua e ha intimato al Pan di buttarci qualcosa dentro e si è messa a studiare letterature comparate).
Pochi istanti dopo la soffusa armonia è stata rotta da un urlo del Vic: "Mammaaaaaaaa a JF sanguina la bocca ma io non gli ho fatto niente."
In effetti il povero terzogenito  aveva un rivoletto di sangue che gli colava dalle fauci e...una bella finestrella nell'arcata inferiore.
Come molti di voi rammentano sono due anni che il cinquenne deve essere sottoposto a periodiche (e costose) visite dentistiche in seguito alla morte dell'incisivo SUPERIORE (qui trovate il racconto).  Ecco, non poteva cadere quello? Esaminando poi il dentino, un altro choc: è piccolissimo ma ha una radice incredibilmente lunga (scopriremo poi che la radice viene frantumata dal dente nuovo in crescita, quindi probabilmente è una cosa normale).
I due nefandi soggetti vengono torchiati e la ricostruzione dei fatti che ne emerge è la seguente: il Vic, ancora indispettito per la questione puntale voleva a tutti i costi la coperta peruviana che funge da copridivano, JF, non disposto a transigere,  nel tentativo di trattenerla, l'ha afferrata con i denti e voilà...estrazione perfetta.
Il dentino ora giace nel nostro frigo, immerso nel latte per conservarlo  (non so bene in vista di cosa), e JF singhiozza a gran voce che così il topino non lo troverà mai.
Mi sa che la prima telefonata di auguri la farò al dentista.


domenica 30 novembre 2014

La settimana scorsa...

 


Riemergo dal silenzio (un giorno vi racconterò tutto) per segnalarvi che, domenica scorsa, Letizia ha fatto la Cresima.
Alle ore 11, con la tipica espressione radiosa che solo un'adolescente può avere, (sugli adolescenti senza apostrofo non mi pronuncio ancora, ripasserò fra cinque anni) accompagnata dalla mia carissima amica Sidibì ha attraversato la navata della chiesa Santi Pietro e Andrea in compagnia di altri 27 (e sottolineo 27) compagni per ricevere il sacramento.
 La chiesa è piccola e calcolando che ogni bambino portava in dote almeno una ventina di parenti si può ben immaginare in che bolgia infernale si sia trasformata la funzione.
 Tra l'altro il celebrante non aveva propriamente il dono della sintesi (ha iniziato la predica domandandoci se non fossimo ansiosi di sapere cosa avesse detto al gruppo precedente).
Eh già, c'era anche un gruppo precedente. Una ventina di fortunelli è stata inserita nella celebrazione delle ore 9.00( e sottolineo 9.00).
 Le povere, infelici genitrici di questo drappello, nei giorni precedenti l'evento, sono state viste aggirarsi tra le panetterie del paese a fare incetta di croissant e brioche alla crema per imbastire il rinfresco antimeridiano. L'ora della cerimonia, infatti,  l'abbiamo scoperta solo nella settimana precedente (e ho appreso con viva sorpresa di far parte del gruppo "fortunato").
Questa volta il problema dell'abbigliamento troppo sfarzoso o ricco di fronzoli indubbiamente non si poneva (chi non sapesse cosa è successo il giorno della prima Comunione di Leli potrà trovarne un resoconto qui).  I nostri baldi teen agers parevano usciti da una sessione di shopping al mercatino dell'esercito della salvezza. Personalmente ritengo già un grande successo essere riuscita a mandare mia figlia all'altare con un paio di scarpe non da ginnastica.
Dopo la cerimonia abbiamo fatto un rinfresco nella sala di un oratorio. Per una serie di vicissitudini non ho potuto cucinare quasi niente (giusto una torta salata per puntellare il mio orgoglio materno) ma sono stata degnamente sostituita, anzi surclassata, dalla mia amica Yle (grande risorsa le amiche sfati)

sabato 8 novembre 2014

Intervista!

Sono stata intervistata da Daniela di inglese precoce per raccontare la nostra esperienza di bilinguismo.
L'intervista è  corredata da una delle mie meravigliose foto quindi merita veramente!
http://www.ingleseprecoce.it/2014/11/03/opinione-sul-metodo-helen-doron-di-mamma-luisella/
Buona lettura!

domenica 26 ottobre 2014

Termini riferiti alla casa.

Laprof non sta vivendo il suo momento migliore.
Come è  noto frequenta il PAS, ha iniziato a lavorare e non ha uno straccio di au pair.
Ecco, in effetti il problema del lavoro al momento si è  risolto. Lo scorso mercoledì, infatti, appena uscita da scuola, mentre ero ferma al semaforo  sono stata tamponata da un baldanzoso giovanotto alla guida di un fiammante Cayenne. La mia Punto vetusta, il mio collo e una mia costola ne hanno fatto le spese.
Al momento quindi sono a  casa, sofferente e gemente, ma non già dispensata dai miei  doveri universitari.
In questo momento poi ho un problema particolarmente assillante; per essere esonerata dalla frequentazione di svariati corsi trasversali ho bisogno di una stampata, intestata, attestante il mio percorso SISS e soprattutto le votazioni ottenute ai tempi. Peccato che sul sito dell'Università nella pagina del mio curriculum, detti esami appaiano superati soltanto con la dicitura "idoneo".
In più  debbo assolutamente produrre svariate unità  didattiche nelle più differenti materie.
I miei figliuoli sono, in questo frangente, di grandissimo aiuto, aspetto a breve che un sismografo registri gli effetti della loro incessante attività  (o alternativamente che la vicina Santasubito mi denunci per sopraggiunto burn out acustico).
Insomma, oggi, mentre mi deliziavo con l'onomastica Pirandelliana avevo bisogno che le tre creature, che ho incautamente generato, stessero buone, zitte e poco richiedenti.
Cosa non facile, ammetto.
Collegandomi al percorso che sta facendo la Numero Diecivirgolacinque in questo periodo (la casa, ambienti e suppellettili), ho cercato ispirazione su un sito che è  sempre una bella risorsa: www.ingleseprecoce.it  e, seguendo sono stata reindirizzata  su un graziosissimo sito,dove ho trovato  un'ancor più  graziosa casetta da ritagliare e incollare.
Certo i termini non sono moltissimi ma dopo si può  ampliare il gioco con mobiletti e piccoli personaggi.
Fortunatamente Leli era in vena buona e creativa per cui ha magistralmente seguito i suoi fratelli nella fase di taglio, confezionamento e gioco successivo.
La mia ex bimbastra diventa ogni giorno più  in gamba!
Per chi volesse imitarci potete trovare lo schema qui

sabato 11 ottobre 2014

Lettura in inglese.

Il post sulla lettura in francese ha avuto un grande successo, direi dunque che è  ora di creare il suo omologo per l'inglese.
Come si insegna a leggere in inglese ai bambini?
La questione è  molto complessa.
L'inglese, a differenza dell'italiano, non è  una lingua trasparente per cui il processo di apprendimento della letto-scrittura è  profondamente diverso. Non si fa l'infinita serie di sillabazioni ad esempio (anche perchè  non sempre a un fonema corrisponde un suono univoco) ma neppure si può  ipotizzare di partire con un metodo globale dove vengono presentate al bambino brevi frasi.
Non a caso la maggioranza dei corsi di inglese per bambini si fondano esclusivamente sulla modalità  orale (L'Helen Doron non fa eccezione)
Insomma ho subito compreso di non essere minimamente in grado, non solo  di definire un percorso idoneo all'apprendimento, ma neanche di aiutare e seguire il trittico una volta che tale processo si sia avviato (come faccio per il francese).
Delego quindi integralmente l'attività all'au pair.
Qui però  subentrano alcuni problemi
1) Non tutte le au pair hanno conoscenze didattiche.
2)Spesso non abbiamo l'au pair
3)Spessissimo il bittico (Vic in particolare)  fa ostruzionismo passivo (talora pure attivo).
Parlo di bittico non a caso, JF, stante la sua giovane età  non è  ancora coinvolto nelle lezioni dato che, come ho già  scritto, ritengo che l'avvio alla letto - scrittura debba avvenire nella lingua madre dei bambini.
Datosi che JF vive ancora nelle felici nebbie dell'ignoranza alfabetica non è  stato ancora indotto a fare la conoscenza con la fonetica inglese.
Il problema della lettura è  però  molto importante.
 In Francia ho avuto modo di osservare che il momento in cui la figliolanza ha veramente spiccato il volo nella conoscenza linguistica e soprattutto nell'ampliamento del lessico, è  stato proprio quando ha cominciato a leggere in autonomia. Gli stimoli a quel punto diventano infiniti: gli avvisi sulla spiaggia, i nomi dei prodotti nei supermercati, le insegne dei negozi,i menu ai ristoranti, i depliant informativi, le pubblicità, i fumetti...
Insomma che deve fare una disgraziata madre di famiglia a questo punto? Tra l'altro come sapete siamo in pieno punto due quindi il fardello grava unicamente sulle mie povere spalle (già  provate da una supplenza in Torino centro e dall'inizio del PAS).
Al momento essenzialmente mi avvalgo di un sito meraviglioso:
http://readingeggs.co.uk/
Vi invito veramente a provarlo, potete farlo gratuitamente per due settimane.
All'inizio si può  scegliere se far fare una sorta di "esame" al proprio bambino per valutare meglio le sue abilità o se iniziare da capo.
Nel nostro caso Leli ha fatto l'esamino e quindi ha completamente saltato la parte di presentazione delle singole lettere, mentre Vic ha iniziato da capo (una ripassatina comunque non gli fa male).
Il gioco era così accattivante che anche JF ha chiesto a gran voce, e ottenuto, di partecipare.
Ci sono diverse sezioni, molto interessante è  quella dei libri. Come tutte le mamme sanno, il capitolo di spesa dedicato ai libri è  impressionante e, oltretutto, si implementa di mese in mese. Qui invece si ha la possibilità  di visionare e ascoltare  dei libricini, con difficoltà e lessico adeguati al livello cui si è  arrivati. Alla fine viene anche proposto un piccolo test di comprensione.
Ogni volta che si legge un libro e si passa un test si ottiene una ricompensa in uova. Onestamente non ho presente a cosa porterà il possesso di questa enorme quantità  di uova ma al momento la cosa sta motivando il trittico a dismisura.
La sezione dedicata alla fonetica si articola in un percorso a tappe. Ogni suono corrisponde a una tappa. le attività  proposte sono molteplici e di crescente difficoltà  e, anche qui, uova a profusione.
Nella sezione matematica non sono ancora entrata, mi riservo di farlo nei prossimi giorni.
Ogni bambino ha il suo profilo ove si possono monitorare i progressi e l'età  indicativa di lettura raggiunta
Il costo è  abbastanza contenuto: 39 euro per un anno per il primo bambino e 19 per ogni successivo iscritto.







venerdì 10 ottobre 2014

Stickers e flashcards.

Come sanno tutte le host mum, perché la presenza dell'au pair sia proficua, è necessario acquistare qualche quintalata di materiale ludico e didattico.
Le occasioni di dialogo tra un cinquenne e una ventenne infatti non sono poi così tante, in assenza di un'attività condivisa.
Io sono quindi sempre alla ricerca di spunti utili (probabilmente il signor Amazon tiene la mia foto e soprattutto il mio numero di carta di credito tra i suoi affetti più cari).
In questo periodo poi è , per noi, essenziale ottimizzare i tempi visto che, dopo la prematura partenza della numero Dieci, non ho trovato altra soluzione che subappaltare, per sole due ore alla settimana,  l'au pair in forza presso una famiglia amica.
Due ore però sono pochine e, la scarsità di tempo,  rende impossibile l'interazione  nelle normali attività quotidiane.
Visto che ho chiesto alla Numero Diecivirgolacinque di lavorare un pochino sulle preposizioni di luogo ho correttamente investito una decina di euro nell'acquisto di queste validissime flashcards


Il gioco con le flash cards è, per i bambini, uno dei più entusiasmanti e utili. I miei potrebbero ripeterlo migliaia di volte, senza mai stancarsi.
Queste carte sono veramente fatte bene, i disegni non lasciano adito a dubbi e la preposizione ha il giusto risalto nello spazio bianco. Sia Leli che Vic ormai le scrivono senza errori ortografici.
Per il giovanissimo Gamelli invece ho preso gli stickers Usborne.
Anche questi sono una certezza. Molto ben fatti, stimolano enormemente l'acquisizione di lessico specifico.
Questi sono la versione per bimbi piccoli quindi le didascalie sono semplici, brevi e lineari. Nella versione per "grandi" le informazioni sono più complesse e sopra ogni adesivo è scritto il nome dell'oggetto raffigurato (molto utile per mamme non propriamente madrelingua)


Come al solito mi scuso per la qualità  delle foto, con il tablet non riesco a fare di meglio, temo che le mie abilità in tal senso siano molto limitate.
C`e  il vantaggio che io, a differenza della maggior parte degli altri blogger, non ho assolutamente l'assillo che qualcuno possa potermi rubare le pregevolissime immagini che uso, per cui non devo affaticarmi a siglare, firmare o rendere inviolabili i prodotti del mio estro artistico.

sabato 4 ottobre 2014

New entry.

Ho il piacere di annunciarvi che la redazione del blog si arricchisce di  un nuovo e validissimo elemento.
Con grande onore vi presento Maeve Gamelli


Come vedete il nuovo collaboratore è  già all'opera.
E' arrivata pure lei con un canale au pair: il passaparola mammesco.
Ringrazio l'Ispettor Emme per averla trovata, accudita e vaccinata che sennò dovevo cambiare il sottotitolo al blog.
Al momento , almeno lei, non pare intenzionata ad abbandonarci.

lunedì 29 settembre 2014

Ma...e il diciannove agosto?

Da quando sono tornata a casa un'ondata di esecrazione si è  abbattuta sulla Gamelli family e sulla sottoscritta in particolare.
Giuro, non vedevo tanto biasimo dai tempi precedenti il primo Natale del mio diletto terzogenito quando, in un forum, avevo incautamente dichiarato in pubblico, che non avrei acquistato per JF un calendario dell'avvento come quello del Vic e men che meno ne avrei faticosamente ricamato uno a mano come quello di Leli, ma avrei (in futuro per carità) appeso  al muro un sacchetto IPERCOOP ove avrebbe potuto ritirare le sue spettanze prenatalizie. I motivi di tale scelta erano  essenzialmente due: il calendario dell'avvento a casa nostra non serve, visto che Babbo natale deve comunque mettere un regalino al giorno, datosi che la temperanza non è  la virtù principale dei Gamellini e anche perché, diciamocelo, le velleità  artistiche, le risorse economiche e di tempo e la volontà di darsi al bricolage sono inversamente proporzionali al numero di figli.
Nonostante la mia difesa , a mio parere precisa e circostanziata, la condanna fu unanime.
Qui intervenne la mia carissima amica Fran che, provata da un passato da terzogenita, rievocando un'infanzia fatta di Barbie con i capelli rasati, vestiti dei colori preferiti da sua sorella e asciugamani dell'asilo con cifre scritte con il pennarello, decise che si sarebbe battuta in prima persona per la serenità  di JF e mi spedì, dagli Stati Uniti, un meraviglioso calendario dell'avvento autoprodotto, come i suoi fratelli mai si erano neanche sognati.
Trovo che questo episodio sia estremamente significativo e illustri alla perfezione la parabola del terzogenito. Si è  sempre in bilico tra l'essere ignorati e il ricevere molto più  degli altri, in un continuo girotondo di alti e di bassi.
Questa volta invece si parlava di compleanni.
"Ho visto il post dedicato a Leli e il racconto del compleanno di Vic. E JF?"
"Per Leli festa in casa, per Vic picnic sulla spiaggia e il povero JF? Gli avete almeno comprato una tortina del Mulino Bianco?"
Queste le domandi più  ricorrenti mentre, in sottofondo, potevo benissimo sentire  la musichetta straziante del film 'Incompreso".
Ancora una volta voglio rassicurarvi. JF ha regolarmente compiuto cinque anni e all'avvenimento è  stato dato il giusto peso.
In mattinata è andato anche lui al negozio di giocattoli francese ove ha potuto rimpinguare la dotazione di playmobil e di sera ha festeggiato con i nostri amici milanesi.
Visto che, dopo la prima metà  di agosto, pare un pochino azzardato un pic nic marittimo abbiamo optato per un bellissimo parco che si trova nelle vicinanze: Base Nature.
Quest'area è  un'ex base militare riconvertita in parco.
Al suo interno ospita numerose attività ed è  il nostro più  grande tormentone estivo. Potessero i miei figli snobberebbero continuamente il mare in suo favore.
"Andiamo sui monopattini!", "Affittiamo le bici", "Facciamo il percorso ginnico", "Vogliamo fare una partita di beach volley", insomma tutte le scuse sono buone per richiedere a gran voce una sortita verso la base e un frantumamento delle scatole della sottoscritta.
Quindi rassicuro tutti, JF ha avuto una bellissima festa ed è  stato lungamente invidiato dai suoi fratelli.

Il fatto che trovi la forza di accennarne solo ora fa parte degli oneri dell'essere un terzogenito...



venerdì 26 settembre 2014

Di au pair e di meteore.

Allora...è arrivata la Numero Dieci.
Allora...è ripartita la Numero Dieci!
Parrebbe la normale parabola di una qualsiasi au pair...ma attenzione! Ho l'onore di annunciarvi che siamo di fronte a un record mondiale! Un primato degno di essere omologato negli annali della storia delle host mum.
Vediamo come sono andate le cose.
Giovedì  11 settembre definisco gli ultimi accordi con la Numero Dieci, au pair inglese.
Fissiamo l'appuntamento  all'aeroporto, le fornisco il mio cellulare in caso di  emergenza , la ragguaglio sul clima italiano e la intervisto sulle sue eventuali allergie ed idiosincrasie alimentari.
Sul fronte domestico drappeggio lenzuola profumate nel suo letto, dispongo cioccolatini nella ciotolina di cristallo sul suo cassettone, lavo i pavimenti con detergente alla lavanda,  provvedo asciugamani ed accappatoio intonsi e profumati di sciacquamorbido e bagnoschiuma con plurimi aromi nel suo bagno.
Prendo accordi con mio padre perché  intrattenga la frangia più giovane (e rompiscatole) del trittico, in modo da accogliere l'attesissima au pair in un clima zen di pace e convivialità.
Il trittico, neanche eccessivamente sollecitato, prepara un bellissimo cartellone di benvenuto dove, su sfondo giallo paglierino e bordo istoriato a dinosauri, spicca in rosso il nostro più sentito welcome.
La casa trabocca di materiale didattico; il viaggio in Irlanda ci ha fruttato un metro cubo di libri, quaderni operativi, flash cards, stickers e DVD.
Insomma, mi pare di non aver trascurato niente.
Venerdì 12 settembre, alle ore undici spaccate io e Leli (la più  presentabile dei miei figli) attendiamo impazienti dinnanzi all'uscita dei voli internazionali.
Alle dodici finalmente la fanciulla esce e sorride vedendo il cartellone recante il suo nome. Ci salutiamo cordialmente, mi carico di una parte del suo bagaglio e ci appropinquiamo al parcheggio. Incredibilmente avevo trovato posto nell'area più  comoda, altrettanto incredibilmente non avevo scordato la necessaria dotazione di spiccioli per poter uscire, in tempo ragionevolmente utile, dal succitato parcheggio.
Vabbè, come il 99% delle volte mi perdo, imbocco l'uscita sbagliata dell'aeroporto e vago per le amene valli di Lanzo per un'oretta abbondante.
Direi però che, tutto sommato, la cosa possa essere rubricata sotto "aneddotica senza importanza!
Durante il viaggio illustro alla Number Ten le regole di casa nostra e fantastico di tutte le meravigliose attività che potrà intraprendere con i bimbastri.
Arriviamo a casa e veniamo travolte dai boys e dalla loro irruenza.. La vedo molto intimidita ma so che spesso il primo impatto è difficile e non ci faccio eccessivamente caso.
Dopo il pranzo la ventunenne, che dovrebbe portare decoro e conoscenze linguistiche alla nostra famiglia, si ritira nei suoi alloggiamenti e non ne riemerge più.
Alle 19.30 la chiamiamo per la cena. Sopraggiunge intanto il Pan che la saluta (per i suoi standard molto calorosamente) e le pone qualche generica domanda.
La cena è  un compendio di ciò  che i miei  tre figli possono combinare. Leli è  lagnosa, Vic più  bizzarro del solito  e JF rumorosamente insopportabile. Come tutti i plurimi genitori siamo abbruttiti ed assuefatti ma, al decimo maialesco grugnito del terzogenito, pure il Pan perde la pazienza e pianta un urlo.
Siamo alla decima au pair, quindi ormai avvezzi ad ogni sorta di esternazione, ma rimaniamo comunque di stucco, la Number Ten piange lacrime copiose, ci guarda sconsolata ed esplode in un (devo dire non immotivato) "You are so loud!
Ehm in effetti si, cara. Certo che se volevi silenzi rilassanti, imperturbabile tranquillità, quiete adamantina, pace duratura, sei capitata decisamente nel posto sbagliato.
Spossati dalla cena e dalle intemperanze di JF andiamo tutti a dormire.
Il giorno seguente decido di impegnarmi per metterla a suo agio approfittando della giornata prefestiva.  Ho visto su Facebook che, per problemi di organizzazione del viaggio, la notte precedente alla partenza non aveva dormito e quindi imputo a questa circostanza il momento di crisi.
Mi adopero quindi per un approccio soft. La porto all'ipermercato in cerca del materiale scolastico per i bimbastri in compagnia di Leli. In effetti mi pare che il rapporto tra le due stia timidamente decollando (certo non è  una grande oratrice) e mi convinco di aver fatto la scelta corretta. Dopo pranzo (e a proposito, costei non mangia carne di vitello, carne tritata di nessun tipo, frutti di mare, funghi e formaggio), invito Leli ad accompagnarla in un giro panoramico per la nostra cittadina. Rincasano dopo quassi tre ore, entrambe sorridenti, e mi persuado di aver avuto ragione nel rispettare i suoi ritmi.
Il sabato è, per inciso, anche il giorno del mio compleanno e il Pan ed io usciamo in serata, per festeggiare. Per un momento siamo anche tentati di trascinarcela dietro ma poi soprassediamo (e sarà  l'unico elemento che ci conforterà  nei giorni successivi).
Durante la cena vengo raggiunta da un messaggio di un'energica host mum (detta l'ispettor Emme per il suo indubbio acume investigativo).
La mia amica mi invita a prendere visione di un post, pubblicato da pochi minuti, sulla pagina delle host mum. Non ho un piccì  a disposizione ma mangio immediatamente la foglia e chiedo se vi sia qualche sentore che la Numero Dieci voglia darci il benservito.
La mia amica non può  che confermarmi che il sospetto è  fortissimo. In effetti arrivata a casa rilevo che un'au pair, con il medesimo nome di battesimo della mia, al suo SECONDO giorno in Italia, desidera spaziare verso nuovi lidi per manifesta incompatibilità  con la famiglia. Scrivo alla la host mum contattata e lei mi rivela che, la numero Dieci, alle ore sette della sera precedente (quindi prima di cena) aveva espresso il suo malcontento rilevando che i boys litigavano continuamente e l'host dad (l'ignaro Pan, ancora saldamente ancorato alla sua scrivania a dieci km da casa) non le rivolgeva la parola.
Ormai è  tardi quindi rimando le spiegazioni al giorno successivo. Onestamente ritengo di aver già  avuto fin troppa pazienza e, vista anche la silenziosità  della ragazza, (peccato mortale per un'au pair) penso che mi priverò  del suo apporto senza eccessivi rimpianti.
Sulla pagina delle host families intanto esplodono biasimo e solidarietà. Il giorno successivo ospiteremo a pranzo proprio l'ispettor Emme e la di lei famiglia (cinque pure loro) e un  vulcanico host dad siciliano ci invita a fare karaoke, concerti con pentole e coperchi, organizzare un partitone gigante a fazzoletto con gli infanti, dibattere con i vicini juventini del prossimo campionato, far sedere allo stesso tavolo un renziano e un grillino, ospitare nel nostro cortile un bel confronto sulla Tav,  insomma a industriarci per far definitivamente saltare i nervi alla labile inglesina.
Nonostante la delusione devo dire che l'ilarità  predomina, l'idea di aver battuto il record nella specialità "permanenza dell'au pair" mi solletica non poco.
La domenica mi alzo presto (ehm per i miei parametri) per preparare le saporite vivande che rallegreranno il nostro desco (una torta salata e bruschette, il Pan griglierà  un brontosauro) e vengo immediatamente affiancata dalla Numero Dieci.
Ecco, solo osservandola mi accorgo che ha la tipica faccia da nonno.
Qui devo fare un passo indietro. Quando un'au pair, per svariati e non sempre contestabili motivi, vuole finire anzitempo la sua esperienza, una delle scuse statisticamente più  usate è  quella della malattia o, nei casi più drastici, la morte di un congiunto. Sempre statisticamente parlando, uno dei parenti più a rischio risulta essere proprio il nonno.
L'ispettor Emme stessa ne ha avuta una che, dopo essersi presentata in lacrime piangendo la dipartita dell'avo, è stata monitorata sulla sua pagina Facebook dove risultava, invece che in gramaglie alle esequie del defunto, pimpante e reattiva in quel di Venezia. L'ispettor Emme, mamma di squisita ospitalità ma di raffinata perfidia, senza fare un plissé inviò  una commoventissima lettera di condoglianze ai genitori della disinvolta (e poco scaramantica) adolescente.
Poco da fare, la classe non è  acqua.
Dicesi quindi "faccia da nonno" quell'espressione facciale di circostanza che dovrebbe rappresentare un mix di cordoglio, sgomento e preoccupazione ma su cui, una host mum mediamente accorta, non fatica a leggere tutti i micro-segnali che indicano menzogna e paura di essere scoperti.
Mi dispongo quindi ad ascoltare il racconto della straziante agonia del vecchierello e di come le sue sofferenze potranno essere alleviate dalla presenza della  adorata nipotina al suo capezzale.
La ragazza sprizza lacrime a doccia come un cartone animato giapponese anni ottanta e comincia a dirmi, con espressione mesta,  che ha ricevuto una telefonata urgente da casa.
Mi vengono in mente le sagge parole della mia amica Lapsic: "Ogni volta che un'au pair parte alla volta dell'Italia, dall'altra parte del mondo muore un nonno".
Decido quindi di prendere in mano la situazione salvando la vita al (probabilmente) ignaro e attempato signore. Apro quindi la schermata del computer e mostro alla nostra quasi ex collaboratrice la pagina della sua iscrizione al sito di collocamento au pair  dove dettaglia molto bene la sua ricerca di una nuova famiglia. Le concedo due o tre giorni per trovare i suoi nuovi, fortunatissimi host parents e vado a finire di preparare pranzo.
All'arrivo dell'ispettor Emme un nuovo dubbio amletico scuote tutti i presenti. La quasi ex Numero Dieci va chiamata per pranzo? Ignorata?  Bisognerà lasciarle qualcosa in frigo? Mandare Leli con un piattino caldo in camera sua?
Fortunatamente ci pensa lei a toglierci dall'imbarazzo: scende con i suoi due bei valigioni e chiede che le venga immediatamente chiamato un taxi per raggiungere l'aeroporto. La accontentiamo prontamente, dopo mezz'ora la vediamo partire e possiamo scrivere la parola fine a questa breve ma intensa avventura.






domenica 17 agosto 2014

Lettura in francese.

Questa estate il Vic si è cimentato,  per la prima volta,  con la lettura in francese.
Io sono sempre stata dell'opinione che il meccanismo della letto scrittura vada prima appreso e consolidato in lingua madre e poi esteso ad altri codici comunicativi.
Il motivo è facilmente intuibile, la ricchezza del lessico e la perfetta conoscenza dei suoni, sono di enorme aiuto per il bambino per il riconoscimento dei fonemi prima e delle parole poi. L'italiano poi ha anche il vantaggio della trasparenza e quindi della facile memorizzazione dei gruppi sillabici.
Voglio qui togliere ogni dubbio,  i miei figli non sono bilingue, men che mai trilingue  e mai potranno diventarlo. Hanno ormai una buona conoscenza delle due lingue praticate e un'ottima comprensione ma niente a che vedere con la padronanza della lingua madre che è,  e sempre sarà,  l'italiano.
Una lingua non è solo vocabolario ma anche veicolo di emozioni e substrato culturale, cose che non possono essere mediate solo da un'au pair,  per quanto valida.
In virtù di queste considerazioni ho aspettato che il Vic leggesse in modo fluido in italiano prima di proporre l'approccio con il francese e abbiamo quindi iniziato questa estate.
Anche in francese si inizia con le sillabe ma bisogna conoscere le regole di fonetica.
Mi sono  allora procurata un  libro di esercizi sulle sillabe: "Mon grand cahier des syllabes" Edizioni  Beaumont.  Si tratta di un classico eserciziario dove i diversi fonemi sono inseriti in parole e brevi frasi. Il bambino deve riconoscere,  leggere e ricopiare. Il lavoro è indubbiamente noioso ma essenziale per una buona acquisizione delle regole di pronuncia.
Il Vic ha iniziato il libro con la Numero Nove e lo sta finendo di completare ora.
Eccolo, ripreso nell'adempimento dei suoi compiti, con l'allegria dello schiavo alla galera.

Altro mito da sfatare, l'apprendimento non può essere solo facile, piacevole e spontaneo. Per avere risultati ci vuole molta applicazione.  Inspiration and perspiration insomma. 
Me ne sto accorgendo appieno con il mio granitico secondogenito,  molto meno propenso della sorella ad accollarsi compiti aggiuntivi oltre a quelli istituzionali delle vacanze.
So che un giorno me la farà pagare, probabilmente abbandonandomi in un qualche ospizio di una landa inospitale e, soprattutto,  di lingua a me sconosciuta.
Per  consolidare le acquisizioni, senza tormentare ulteriormente la progenie, in occasione del compleanno del Vic, oltre alla tonnellata di playmobil d'ordinanza, abbiamo anche comperato un gioco didattico con cui dovremmo allietare le lunghe e assolate ore oziose.
Dico dovremmo perché il biondino, solo a vedere la scatola,  va in deliquio. Meno male che ci sono i suoi fratelli che lo sfruttano.
I miei figli chiaramente rifuggono la versione tradizionale del gioco in cui si estraggono ordinatamente le tesserine per cercare, con calma e pazienza, i giusti abbinamenti. Ecco, loro prediligono un approccio un   tantinello più dinamico.
In estrema sintesi rovesciano il tutto sul tavolo,urlano a gran voce i nomi e si contendono i pezzi a mazzate. Va detto però che si insultano in francese.

venerdì 8 agosto 2014

Sei agosto.

Ieri abbiamo festeggiato il compleanno del Vic.
Anche quest'anno non ho mancato di rallegrarmi per la lunga serie di congiunture che hanno permesso che avessi non uno ma due figli di agosto.
Nessuno stress, pochi preparativi.
Manco mi sono sforzata di elaborare una qualche attività ludico-ricreativa, i nostri amici milanesi hanno proposto un pic nic notturno sulla spiaggia e la Gamelli family ha entusiasticamente aderito.  Ecco,  a ben guardare,  nessun rinfresco, ciascheduno si è portato la sua spettanza di sandwich.
Però la torta l'abbiamo comprata eh ( addirittura due) e l'abbiamo pure corredata con una bella candelina a forma di sette.
I bambini si sono animati da soli, hanno fatto un bagno notturno, svariate partite a...boh, qualcosa con la palla,  innumerevoli sessioni di ruote e capovolte e, per finire, hanno ricreato un vulcano (bruciandoci dentro tutti i tovagliolini usati per la cena).
Insomma,  un compleanno economico e con pochi scarti.
La spiaggia era affollatissima, condividevamo l'arenile con due famiglie francesi e con un'imprecisata quantità di ragazzini di una colonia.
Qui mi tocca segnalare quanto siano più easy i francesi, rispetto a noi, su tutte le norme di sicurezza.
Antefatto, i giovincelli erano una quarantina, apparentemente dagli otto ai dodici anni,  ed erano affidati alle amorevoli cure di ben due animatori (il cui diciottesimo compleanno non si perdeva certo nella notte dei tempi).
L'allegra combriccola è stata satollata ad uova sode già sgusciate,  pescate da un enorme sacchettone trasparente. Tocco igienico, ogni fanciullo pinzava la  sua dopo un'oretta di giochi forsennati sulla sabbia  e senza minimamente porsi il problema di un eventuale lavaggio di mani.
 Alla fine del lauto pasto gli animatori hanno realizzato un recinto con delle corde in acqua e hanno dato il via a una bizzarra attività che pareva veramente avere come unico scopo l'eliminazione fisica dei soggetti in carico.
I quaranta infelici, schierati in dieci metri scarsi in doppia fila, al via degli accompagnatori, dovevano lanciarsi in acqua e raggiungere, parte a nuoto,  parte correndo, la cima del recinto. I bimbi più piccoli venivano sistematicamente travolti tra le urla di giubilo dei grandi e le risatine sadiche degli animatori.
Ho subito pensato ai miei trascorsi di educatrice, quando ogni attività doveva essere minuziosamente studiata, organizzata, inserita in un contesto per essere comunque sempre oggetto di critiche da parte di almeno un genitori e mi immaginavo un bel bagnetto notturno alla baraonda (senza asciugamani in vista tra l'altro.)
A mezzanotte siamo venuti via mentre il gioco era ancora nel suo pieno svolgimento,  per cui ignoro i tassi di sopravvivenza.Il Vic comunque si è divertito molto e ha detto che era il compleanno più bello della sua vita (quasi quasi il prossimo anno lo iscrivo a un bel campo estivo en français).





mercoledì 30 luglio 2014

Ireland.

Il 13 giugno 2014 (giorno del nostro decimo anniversario di matrimonio)Leli e il Pan sono dunque partiti alla volta di Dublino.
Appena arrivati sono subito stati coinvolti in un giro di feste di compleanno (gli irlandesi sono noti per l'estensione delle famiglie, ho sentito per anni la Bri lamentarsi per essere cresciuta in una minuscola famiglia,  solo due fratelli).
Pure il Pan, l'uomo meno incline alla convivialità dell'Universo, ha dovuto ammettere che gli irlandesi sono molto simpatici e ha disperatamente cercato di accaparrarsi qualche giovane elemento come futuro au pair ma ha fallito miseramente.
La ex bimbastra si è subito ambientata molto bene,  già in serata scherzava e cantava con la sua nuova sister. Con Bri invece non si sbilanciava molto e rispondeva solo "Yes", "No", "I don't mind".
La sera successiva tutti in casa per il debutto dell'Italia ai mondiali e CLAMOROSO! Il Pan ha l'impressione che in famiglia si tifi Inghilterra.
Ohibò,  avrà sbagliato casa? Paese? In passato ho visto la Bri tifare financo Arabia Saudita piuttosto che i vicini isolani, sarebbe una roba così contro natura, da non credere,tipo vedere un tifoso del Torino che si rallegra per uno scudetto dell'altra squadra (giusto per chiarire l'entità della cosa).
Vengo subito rassicurata dalla Bri che, a domanda diretta, mi posta su Facebook un subitaneo e chiarificatore "Are you mad?"
Ok, gli irlandesi sono ancora quelli di una volta.
Il Pan è poi ripartito il 15 per lasciare che la preadolescente si immergesse appieno nell'irish life.
Avevamo concordato che la bimbastra frequentasse la scuola, nella stessa classe di Ellie.
La  St Mary National school di Garristown ha accolto quindi, con nessuna storia e pochissima burocrazia, Leli per due settimane.
La semplicità della cosa mi ha veramente impressionato (positivamente,  ovvio). È bastato compilare un'agile scheda di presentazione e..stop!  In Italia avrei dovuto vergare con il sangue qualche centinaio di suppliche in carta bollata (beninteso in triplice copia).
Lascio ora la parola a Leli per la descrizione del vissuto scolastico (come vedrete la rampolla ha ereditato le doti di sintesi di mammà.)

"Il primo giorno siamo andati in una sala dove era radunata tutta la scuola.  Il direttore mi ha presentata a insegnanti e allievi e mi ha detto che sarei andata nella third class.
IIl mio maestro era molto simpatico, sportivo e con la cresta. Aveva venti-trent'anni. Indossava jeans a vita bassa e magliette.  Mi pare che in Italia non ci siano maestri così giovani, i miei insegnanti sono sempre stati vecchiotti (so che il corpo docenti di mia figlia in questo momento ringrazia al completo, ma non posso zittire la bocca dell'innocenza).
Andavamo a scuola dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 15.00.
Ci alzavamo alle 8.00  per prepararci e fare colazione. 
Per la scuola dovevamo indossare la divisa: pantaloni blu, polo azzurra e felpa blu con lo stemma della scuola. La mia divisa era di Rachel, una delle tante nipoti di Bri.
In classe facevamo lezione fino alle 11.00, poi c'era l'intervallo dove mangiavamo il pranzo in scatola. Io ero molto stupita che non ci fosse la mensa.
Avevamo venti minuti per consumare metà pranzo, poi riprendevano le lezioni e dovevamo finire i nostri lavori. Dalle 12.00 alla 1.00 avevamo un intervallo più lungo dove finivamo il pranzo e andavamo fuori a giocare.
Dopo l'intervallo facevamo sport:tennis, ginnastica,  giochi con la palla. Mi piacerebbe se anche da noi ci fosse ginnastica tutti i giorni.
Dopo avevamo ancora un'ora di lezione e poi a casa.
In Irlanda danno pochi compiti durante la settimana e nessuno nei week end e nelle vacanze. Anche questa è un'abitudine che mi piacerebbe trovare in Italia. 
A casa giocavo tutto il pomeriggio con le mie amiche e i loro cugini.
Questa esperienza mi è piaciuta molto, ho incontrato un sacco di gente gentile e simpatica e ho imparato a fare i loom bands. 
Il prossimo anno vorrei tornarci e vorrei che Ellie venisse a trovarmi per l'estate."

martedì 8 luglio 2014

Brasile-Germania

Il trittico e l'au pair sono spaparanzati sul divano impegnati nella visione della partita. La Numero Nove li ha convinti dell'opportunità di tifare per la squadra sudamericana, dato che una francese non potrà mai tenere per l'Allemagne.
Al momento i due grandi hanno aderito all'invito e urlano Brazil, Brazil di giallo vestiti.
Si segnala invece una piccola deviazione da parte degli strati più giovani della popolazione.
JF saltella garrulo per la stanza scandendo "ROMAGNA, ROMAGNA!"
Bisogna dire che il tifo del nanetto è assai efficace. ..

domenica 6 luglio 2014

Paella alla dublinese

Oggi vi parlo di un'altra amica adolescenziale,  Bri.
Bri è un'irlandese purosangue e vive giustappunto in Irlanda.
Approdò a casa mia in un piovoso pomeriggio di ben ventisei anni fa (brrrr),sospinta da giri familiari vari. Inizialmente doveva fermarsi a cena, poi per la notte, poi portò il pianoforte...insomma fu nostra graditissima ospite per tutto l'anno scolastico,  poi per l'estate successiva (quella di Italia 90) e in seguito per corsi e ricorsi vari.
Per un certo periodo si fidanzò pure con Giacomo Gemelli, mio grande amore liceale, per dire la sintonia...
Io ero una figlia unica iraconda e malmostosa e la Bri fu veramente un faro nel mio ingarbugliamento esistenziale.  Probabilmente quanto di più simile a una sorella io abbia mai avuto.
Va da sé che una simile amicizia non può in alcun modo estinguersi. Ho plurime volte perso i suoi contatti (specie nei tristi periodi ante facebook), ma sono sempre riuscita a recuperare. Ricordo ancora l'interminabile telefonata a un gentilissimo centralinista che prese in esame tutti gli O'Connor di Dublino (e non erano pochi) per permettermi di ritrovare il suo numero.
Ora l'elettronica ci viene incontro e riusciamo a sentirci almeno settimanalmente e in effetti ho molti più rapporti con lei che con la mia vicina di casa.
La lontananza  (e la cronica mancanza di pecunia da ambo le  parti) ci ha però,  in questi anni, impedito una frequentazione dal vivo. Il nostro ultimo incontro risaliva al tredici giugno 2004 (non ho bisogno di spiegare allo zoccolo duro dei miei lettori l'evento associato a tale data).
Dico "risaliva" non a caso.
La Bri è, proprio come me, felice mamma di un tryptich. Lei però ha saggiamente schivato il cromosoma y per cui ha tre deliziose young girls (una di  nove anni e due gemelle di sette).
Laprof quindi si è  chiesta perché  non rinverdire i fasti passati offrendo al contempo nuove opportunità  linguistiche alla figliolanza o almeno a parte di essa.
Detto fatto abbiamo impacchettato Leli e bagagli e spedito il tutto in Irlanda.
La preadolescente è  stata accompagnata all'andata dal Pan e ripresa due settimane dopo dalla sottoscritta.
Per dovere di cronaca devo segnalare un piccolissimo intoppo verificatosi nell'impeccabile macchina organizzativa Gamelli.
Laprof è  riuscita a perdere la sua carta di identità (unico documento posseduto) nei circa quindici  metri che intercorrono tra il gabbiotto del controllo passaporti e il duty free di Milano Malpensa.
La Paella nella foto rappresenta l'ultimo atto di un soggiorno meraviglioso e estremamente proficuo per Leli.
In un prossimo post descriverò nel dettaglio le sue attività.
L'esperienza con le au pair volge ormai al termine, per ragioni logistiche e pecuniarie e  mi sa che il prossimo anno sarà  l'ultimo e credo che questo sarà il naturale prosequio del percorso anglofono.

venerdì 20 giugno 2014

Nazionalismo spinto

Il mio diletto ultimogenito è indubbiamente un italo francese. Ci sono prove documentali
E' appena transitato gridando: "Allez l' Italie! La France nella poubelle!"
Insomma, noi siamo pronti!



domenica 15 giugno 2014

10 anni...

Con queste laconiche parole, postate sul suo profilo, il Pan ha ricordato a tutti gli amici di facebook che ieri era il nostro anniversario di matrimonio (il decimo appunto).
Il Pan come è noto non è un tipo molto discorsivo e non sopporta orpelli e parole inutili.
Qui infatti potete trovare il resoconto della proposta di matrimonio più romantica di tutti i tempi.
Sono stati dieci anni molto intensi.
Se penso in effetti a tutto ciò che abbiamo costruito insieme mi viene una vertigine.
In questi spericolati due lustri abbiamo messo insieme: due figli (ci eravamo messi avanti con il lavoro e una ce l'avevamo già), un mutuo ventennale, una scuola di specializzazione biennale (e mi sa che in futuro ci toccherà pure il PAS),  otto au pair, un cane bassotto, due gatti (ahimè tutti e due scomparsi), svariati piccoli animali.
Abbiamo finora totalizzato sette anni di scuola d'infanzia, sei di scuola elementare e uno di scuola media, assistito alla stesura di migliaia di compiti, accartocciato qualche container di fogli,  comprato quintalate di Frixion (tutte le maestre indifferentemente hanno un' insana passione per queste economicissime penne).
Sono sicura che, con il chilometraggio effettuato per accompagnare i figli alle varie attività, abbiamo tranquillamente coperto la distanza terra - luna e, calcolando l'investimento in latte, Nesquick, tri e bicicli, dinosaurume vario, Barbie, zaini, quadernoni con ogni tipo di quadrettatura, Nintendo, tablet, pomodorini ciliegia, cibo  per cani, gatti, criceti e porcellini d'India, questo viaggio avremmo pure potuto pagarcelo.
So che, a questo punto, vi aspettate che io scriva qualcosa di estremamente toccante e sentimentale dove descrivo, con accenti lirici,  le sue innumerevoli qualità, asserisco che mai avrei potuto trovare compagno migliore, che sono ancora felicissima di condividere con lui stipendi, figliolanze, rate del mutuo e intemperanze delle au pair.
Ecco, devo dire che, per il mio matrimonio, mi sono sempre ispirata alle sagge parole di Franca Pilla Ciampi.

"Ho avuto buon occhio nello scegliermi il marito. Lo dico sempre alle mie nipotine: occorre avere buon occhio, altrimenti sono zaini che ti devi trascinare tu per tutta la vita".

Mi sento di affermare che, fortunatamente, pure io ho scampato lo zaino.
Direi che un trolley me lo sono aggiudicato...







mercoledì 4 giugno 2014

Quattro giugno.

Anche quest'anno è  arrivato il compleanno della bimbastra, giornata che non manca mai di emozionarmi.
Vedendo la nostra tosta, trucida preadolescente non posso fare a meno di pensare da dove siamo partiti.
Il quattro giugno di dodici anni fa è  stato il giorno più  brutto della mia vita, le speranze parevano minime, ero in rianimazione e il Pan correva per i reparti come una trottola impazzita (e peraltro nessuno gli diceva niente).'
Io potei vedere la mia baby piuma (665 grammi) per soli trenta secondi dopo la nascita, mentre la portavano verso la terapia intensiva.
Il secondo incontro quasi una settimana dopo, allo straordinario peso di 530 grammi (non proprio un record ma insomma...)
Non avrei mai potuto immaginare il vortice di felicità  in cui saremmo stati catapultati a distanza di anni (e manco che avrei dovuto tenerla a dieta!)
Tanti auguri mia giovane donna!

martedì 3 giugno 2014

Restauri.

Laprof, quando non seleziona au pair, ha un altro gradevolissimo modo di passare il tempo on line.
Ella infatti è iscritta a tutti i vari siti di deal (tutti tutti, pure nella versione francese) e, a periodi alterni e con alterne fortune spesso si lascia tentare e usufruisce delle loro mirabilanti offerte.
Alla perversione dei ristoratori che entrano nel gorgo Groupon, Groupalia et similia sono stati già dedicati fiumi di byte e ritengo quindi inutile aggiungere le mie considerazioni in merito.
Vorrei invece scandagliare la psicologia degli operatori estetici che decidono, per motivi a me assolutamente ignoti, di offrire i loro servizi a un prezzo francamente irrisorio e, generalmente, sotto forma di mini abbonamento.
Esempio tipico: cinque cerette a venti euro.
L'incauto acquirente acquista giulivo il coupon per poi scoprire alternativamente che: le cinque cerette vanno fatte TUTTE  entro un mese dall'acquisto del tagliando (cosa interessante per la signora Pastrana ma non molto per l'ipertricotica media), o che non hanno un buco disponibile prima di gennaio e che, in ogni caso, non tutte le parti del corpo sono comprese nell'offerta.
Ovviamente, a modicissimo prezzo, sarà possibile completare il trattamento.
Laprof però, non si lascia scoraggiare facilmente, per cui spesso (specie in primavera) acquista coupon per puntellare la sua traballante autostima.
Con questo spirito ho dunque prenotato numero sei pressoterapie.
Il trattamento, vista la mia situazione di...ehm diversamente magra, mi pareva utile, il centro estetico era vicino (Orbassano), il prezzo era basso ma non infimo (cosa che in genere segnala una fregatura sicura).
Effettuato quindi il mio bravo versamento su paypal e prenotato il mio trattamento, mi reco tutta giuliva presso il centro.
Qui vengo accolta da una specie di arpia a forma di donna che, dopo avermi considerata con palese disgusto, mi informa che probabilmente non potrò usufruire della pressoterapia perché ha seri dubbi che i gambali possano accogliere la mia, a suo parere , mole smisurata.
Come ormai sapete, Laprof ha un carattere estremamente malleabile ed accomodante per cui pretende, seduta stante, di fare una prova.
La portata dell'apparecchio risulta essere di 130 kg (avete la mia parola d'onore che sono moooolto al di sotto di tale stazza) e in effetti salgo sul lettino, infilo i gambali senza problema alcuno e pure la megera, dopo svariati tentativi, è costretta ad ammettere, molto a malincuore, che l'attrezzatura si chiude perfettamente ed è quindi possibile procedere con il trattamento.
Ormai si è fatto tardi però, le altre prenotazioni incalzano, per cui vengo rimandata alla settimana seguente.
Il giorno prefissato arrivo dunque puntualissima (so per esperienza che per un couponista un ritardo è un peccato mortale che equivale alla maledizione senza perdono di potteriana memoria), indosso la mia comoda tutina plasticosa (vendutami per la modica somma di 5 euro) ed attendo fiduciosa la mia nuova amica.
Questi arriva, mi squadra e sorride malignamente
"Lei ha le vene varicose!"
"Veramente no, faccio ecodoppler tutti gli anni"
La tizia insiste e non sente ragione, secondo lei fare una pressoterapia nelle mie condizioni equivale a una sicura condanna a morte.
Indovinate un po'? Non faccio il trattamento.
L'integerrima professionista però mi comunica la sua ferma volontà di venirmi incontro. Qualora il mio angiologo confermasse la mia versione dei fatti e non manifestasse contrarietà in proposito io potrei finalmente utilizzare il perigliosissimo macchinario.
Mi precipito quindi a telefonare al medico che, ovviamente, mi tratta come una demente iperansiosa e mi dice, con voce annoiatissima e tono condiscendente, che posso fare tutte le pressoterapie che voglio essendo tra l'altro una precisa indicazione  del trattamento proprio l'insufficienza venosa.
Telefono quindi all'estetista, la metto a parte delle indicazioni del medico ed ottengo un altro appuntamento per il venerdì seguente.
Il giorno x abbandono quindi figli ed au pair al loro destino per portarmi in loco con giusto anticipo.
La tizia, sull'orlo della crisi di nervi non mi fa manco entrare nel locale.
Mi grida scompostamente che l'attività è sua, si è fatta un mazzo tanto ad avviarla ed io ora voglio rovinarla morendo proditoriamente sul suo lettino. Può venirmi un embolo, un'ischemia, un blocco renale e uno cardiaco. Posso financo cadere fratturandomi tibia e perone e poi attribuendo a lei, povera disgraziata, la mia successiva mancata guarigione.
Ormai ululando mi informa che queste non sono, come potrei credere, illazioni, ma ben documentate verità, frutto di un suo consulto telefonico serale con un'amica medico.
Le chiedo come mai questo tragico quadro non si fosse delineato prima della mia telefonata e lei risponde che in alcun modo può accollarsi il rischio di farmi indossare i dannati gambali in assenza di un certificato medico scritto che specifichi, oltre che il mio stato di salute, anche pressione dell'apparecchio e tempi di applicazione.
Sinceramente mi vergogno a telefonare nuovamente all'angiologo e, ancor di più a richiedergli un certificato scritto.
In questi casi la mia salvezza è fortunatamente ben riposta nella persona del mio mitico amico adolescenziale Ildoc.
Lo contatto su Facebook, gli spiego la situazione e ne ottengo in cambio un meraviglioso certificato di buona salute dove si specifica che posso fare impunemente pressoterapia.
Ildoc  si mostra pure risoluto ad eventuali interazioni telefoniche o internettiane qualora vi fossero ancora problemi e rimostranze.
Piccolissimo neo: Ildoc lavora presso un'associazione che si occupa di cure palliative per persone affette da malattie cronico-degenerative, speriamo che la strega non guardi il timbro o mi propone un'eutanasia immediata.
Carissime estetiste, ma non vi converrebbe vendere meno coupon?

P.S Ho appena telefonato al centro estetico, ho letto il certificato de Ildoc e mi sono guadagnata un altro appuntamento per domani.
Chissà, chissà...
Ehm lo ammetto, ho la fortissima tentazione, durante l'ipotetica ultima sessione, di mettere a frutto le mie doti istrioniche e di simulare una crisi convulsiva nella cabina...


lunedì 2 giugno 2014

Tempo libero.

Cosa fa una host mum nel suo tempo libero?
 Si incontra con altre host mum ovviamente!
 Su Facebook è nato, ormai da mesi, un bel gruppo compatto di famiglie che ospitano ragazze alla pari e Torino è egregiamente rappresentata.
La scorsa settimana abbiamo quindi deciso, famiglie veterane e new entry, di trovarci con i bambini per trascorrere il pomeriggio insieme. La nostra instancabile e iperorganizzata Raffaella ha avuto un'idea molto carina ed ha prenotato per i bimbastri un laboratorio artistico al Museo Egizio. Unico piccolo problema; la nostra frequentazione è quasi esclusivamente virtuale e spesso non nominiamo i nostri figli o li identifichiamo con un nomignolo.  La prenotazione quindi era molto fantasiosa, con riferimenti anagrafici  nebulosi (JF ad esempio è diventato JJ, molto Dallas anni '80) . Gli host children si sono subito affiatati alla perfezione,  hanno seguito l'animatrice senza un plissè e si sono divertiti come matti. Le mamme, il Pan e una au pair di risulta hanno trascinato le loro stanche membra a un caffè all'aperto e hanno gioiosamente oziato, privi di pensieri e di figli per  due orette.
Alla fine della ricreazione attività abbiamo ricomposto i vari nuclei familiari e ci siamo diretti verso i giadinetti. Qui eravamo attesi dalle baby host mum ( baby perché alle prime esperienze e per l'età dei loro pargoli).
Abbiamo chiaramente sottolineato la grande valenza culturale e didattica  dell'avventura au pair e forse, dico forse, abbiamo anche raccontato qualche piccolo vissuto negativo.
 Insomma abbiamo generato il panico nelle nostre giovani seguaci che ora temono defezioni, lagne e comportamenti inappropriati e si fanno film su biglietti annullati, feste sfrenate, fidanzati maneschi, perdita di chiavi, furto con scasso...
Sususu, vedrete,  carissime discepole, che andrà tutto per il meglio.
La giornata è stata poi allietata da ben due nuotate  fuori programma, nella locale fontana. Ambedue i piccoli tuffatori erano terzogeniti (e uno, ahimè,  faceva Gamelli di cognome)

venerdì 9 maggio 2014

E alla sera...


Favole per tutti! Il momento serale è probabilmente, in casa Gamelli, uno dei più critici. Tipicamente los tres compatti mettono in atto ogni tipo di strategia per rimandare il fatidico e attesissimo (dalla stremata coppia genitoriale) momento dell'addormentamento. Niente ci viene risparmiato:lagne, urli, tentativi di soppressione, ingiurie, richieste di biberon, panini al salame, spaghettate, ricerche convulse di libri, relazioni, merende, compassi, colla, urla belluine, crisi di nervi per fatali dimenticanze di compiti e/o materiale scolastico... Insomma, questo è il momento in cui penso con vivo rimpianto alla mia grigia vita da single ( e in cui probabilmente il Pan programma i suoi iimprescindibili viaggi di lavoro e le au pair sognano di diventare le badanti divecchietti già allettati...) Cosa fare dunque per sedare le risse e riportare la pace e il decoro in cameretta? Niente di meglio che la lettura di una bella favola, rivista in chiave digitale e multilingue. Ogni sera infatti Laprof entra con passo felpato negli alloggiamenti dei suoi adorati cherubini e (no, non legge con voce flautata) inserisce un CD nello stereo. La mamma sfati DOC si riconosce dai dettagli...Al momento la scelta si riduce a due opzioni:




 
Vedremo se ampliare il parco titoli in seguito.

giovedì 8 maggio 2014

Ci vorrebbe un'au pair...

Decisamente!
L'organizzazione familiare sta andando inderogabilmente a rotoli.
Pressata da mille millanta impegni, adempimenti, attività, visite, lezioni comincio a perdere colpi in maniera esponenziale.
Ieri ad esempio, il mio secondogenito è  finalmente ritornato a scuola dopo una settimana di convalescenza.
Già  organizzarmi per sottoporlo alla visita del chirurgo, il giorno prima, era stato folle, tre figli, tre attività  diverse a tre diversi capi della provincia (tra  l'altro, ma che diavolo avevo in mente quando ho scelto le occupazioni  per i bimbastri? Il prossimo anno danza e decoupage per tutti, gli unici corsi nelle immediate vicinanze della nostra abitazione).
Già  provata dallo sforzo organizzativo del giorno precedente ho stancamente raccattato libri e quaderni del biondino, ho fedelmente riposto tutto nel suo dinosauresco zaino aggiungendo una merendina (comperata, comperata!) e ho spedito il tutto a scuola con il Pan.
Mentre stavo pregustando l'oretta di vacanza che mi spetta il mercoledì (entro alle dieci a scuola, caso unico) vengo raggiunta da una telefonata allarmata del Pan: "Ma tu sapevi che c'era la gita?"
Arghhhhhhhhhhhhhhhhhhh, Oddio! Assolutamente no! l'avviso si sarà  perso nel marasma di frutta marciulescente e sorpresine mutilate degli ovetti che permea la cartella del Vic.
Il nostro secondogenito quindi è  arrivato venti minuti in ritardo sull'orario dell'appuntamento, ha  un pesante fardello pieno di libri invece dell'agile zainetto che esibiscono i compagni, non ha ricambi di nessun tipo, non è  vestito a cipolla e soprattutto, ORRORE, non ha il fatidico pranzo al sacco.
Il pranzo al sacco, già  normalmente è  un banco di prova che fa tremare le vene del polso a mamme molto meno basic della sottoscritta.
"Io utilizzo solo pane di segale da me personalmente impastato. Guarda, è  praticissimo, la sera prima unisci farina di segale, manitoba, malto, pasta madre e due cucchiai di olio extravergine di oliva spremuto a freddo di Fubbiano, lo lavori per un due orette poi lo fai riposare per la notte e al mattino è  sufficiente alzarsi  alle quattro e infornare..."
"Ah io non capisco come si possa dare merendine confezionate, io autoproduco dei deliziosi muffin di carote, mandorle biologiche sgusciate al naturale e miele grezzo, Giangiacomo ne va pazzo..."
"Pensa che ci sono mamme che non danno neanche un briciolo di frutta o verdura, cosa ci vuole ad incartare singolarmente una trentina di pomodorini pachino IGP? Se il bambino gradisce si possono anche proporre confit..."
"Anche le fragole sono molto versatili, una volta che uno le lava, le asciuga ad una ad una, le affetta sottilmente, le condisce con un'idea di zucchero di canna integrale, biologico dell'Ecuador e le distribuisce in un contenitore a tenuta stagna cosa altro c'è  da fare?"
Ecco, insomma, già  normalmente sono poco competitiva ma temo, questa volta, di aver stravinto il titolo di madre degenere dell'anno.
Due minuti dopo vengo raggiunta dalla telefonata della mamma rappresentante (ovviamente mamma casalinga perfect,  organizzatrice indefessa): "Ti sei mica dimenticata della gita? Desideri provvedere personalmente alla refezione di Vittorio, immagino? Sai, io non conosco i suoi gusti, eventualmente puoi raggiungere il pullman alla Mandria, stanno partendo proprio ora.."
Arghhhhhhhhhhhhhh Mamma perfect rappresentante,so che tua figlia avrà  qualcosa di preparato in casa, dall'altissimo valore nutritivo, pienamente calibrato sul suo fabbisogno calorico e avvolto con cura in un tovagliolo di candido lino ma abbi pietà di una povera genitrice  sfati!"
Alle dieci devo varcare la soglia della classe!
Devo dire che la solidarietà  femminile esiste.
"...Oppure va bene se gli compro tre euro di pizza bianca e una bottiglietta di acqua naturale?"

mercoledì 30 aprile 2014

Operazione.

Giorni convulsi in casa Gamelli!
Dopo una meritatissima vacanza alle Terme di Abano (le termi come dice JF) siamo ripiombati nel nostro frenetico tratran Oggi è martedì sera e la settimana si è già caratterizzata per due eventi topici.
Lunedì abbiamo salutato in pompa e magna la numero otto. Fortunatamente questa volta non ci sono stati equivoci e rivendicazioni vari. La nostra canadese è partita sorridente (domenica abbiamo dato vita a un piccolo festeggiamento casalingo con antipasti e tiramisù preparato tutti insieme nel pomeriggio) e ci ha immediatamente ricontattati appena arrivata a casa per ringraziarci dell'ospitalità e rassicurarci sulla sua ferma volontà di ritornare il prossimo anno (su questo onestamente non ci giurerei, per una diciottenne tredici mesi equivalgono a qualche era geologica, veramente rischioso fare progetti a così lungo termine).
Noi comunque la riaccoglieremmo più che volentieri, è stata una compagnia sempre allegra e propositiva e i bimbastri le si sono molto affezionati.
Nota linguistica: Leli parla ormai benino francese (lei a Saint Raphael ha un'amichetta che è un enorme pungolo) i boys mostrano una comprensione pressoché perfetta ma rispondono quasi sempre in inglese.
Spero che la Numero Nove (francese di Nizza) riesca a fornire un ulteriore stimolo.
Martedì, privi quindi di supporto logistico, abbiamo accompagnato il Vic in clinica per il programmato intervento di ernia. Eravamo già stati contattati a fine marzo ma, a causa dello scarsissimo preavviso, non eravamo riusciti ad organizzare le nostre assenze lavorative e avevamo quindi chiesto di procrastinare l'intervento.
Oggi ugualmente, non abbiamo potuto prendere permessi ma, incastrando i tempi con il cesello, facendo rientrare due nonni dal mare e tenendone altri due agli arresti domiciliari presso la nostra abitazione, ce l'abbiamo fatta!
Questa la telecronaca dell'evento.
Ore 7.00 Il Pan ed io ci svegliamo e cerchiamo di scuotere i nostri figli dal loro atavico torpore (quegli stessi figli che di sera saltellano come ranocchie ipercinetiche fino all'ora beata.
ore 7.10 Leli, finalmente resuscitata si reca in cucina per fare colazione.
Ore 7.20 Leli comincia a urlare che non trova la sua spazzola.
ore 7.25 Leli ci accusa di aver nascosto tutte le spazzole e tutti i pettini.
ore 7.30 Leli ci accusa di aver spostato i suoi libri di scuola dal loro posto (il pavimento del salotto, vicino alla porta di uscita)
ore 7.35 Leli singhiozza istericamente che nella casa, dove ha avuto la sventura di nascere e crescere, nessuno ha a cuore la sua istruzione e la sua vita sociale.
Ore 7.40 L'amica di Leli citofona, la bimbastra ulula.
Ore 7.45 Leli esce di casa (spettinata e senza quaderno di francese) per andare a scuola.
Ore 8.00 Il Pan prepara il recalcitrante JF
Ore 8.20 JF, pronto per uscire, pianta una grana immane perché il Vic , invece di uscire con lui, dorme ancora placidamente.
Ore 8.30 Finalmente il maschio Alpha e il minorenne escono.
Ore 8.45 Vado a svegliare il Vic e mi rendo conto che c'è stato un deplorevole incidente notturno.
Ore 8.50 Tolgo le lenzuola e provvedo al lavaggio, all'asciugatura e alla vestizione del soggetto.
Ore 9.30 Blocco il Vic che sta cercando di aprire il frigo e mangiarsi il salame avanzato da Pasquetta.
Ore 10.00 Carico il secondogenito in auto e parto alla volta del CRF per recuperare il Pan
Ore 10.15 Ci riuniamo con il Pater familias e partiamo alla volta della clinica Promea.
Ore 10.50 Arriviamo senza intoppi nei pressi del Promea e incredibilmente troviamo un parcheggio comodissimo nelle immediate vicinanze dell'edificio.
Ore 10.55 Con ben 20 minuti di anticipo varchiamo la porta del reparto.
Ore 10.56 L'infermiera ci comunica che sono in ritardo di due ore sulla tabella di marcia degli interventi.
Ore 11.00 Firmo la liberatoria
Ore 11.05 Vado a comprare l'indispensabile Coca Cola nel bar vicino dato che, l'agognata bevanda (caldeggiata dal chirurgo per il post operatorio) risulta introvabile.
Ore 11.15 Mollo figlio e marito e mi precipito a scuola.
Ore 14.00 Finisco le lezioni, riaccendo il cellulare e apprendo che il Vic è appena sceso in sala.
14.00-15.00 Mi perdo svariate volte.
Ore 15.05 Finalmente riesco a ritrovare la clinica.
Ore 15.10 Incontro il Pan sulle scale che corre verso l'uscita (mio suocero lo accompagnerà nuovamente al lavoro)
Mi posiziono vicino al letto del Vic frignettante e lamentoso.
Per le tre ore successive alternerò l'offerta della Coca Cola con il suadente invito a fare la pipì.
Ore 17.40 Finalmente la pipì è fatta, OLE'!
Ore 18.00 Raccogliamo le nostre masserizia, il Vic chiede ed ottiene un paio di pantofole usa e getta e un guanto in lattice e ce ne torniamo a casa.
Ore 18.30 Finalmente siamo nel nostro salotto. Il divano è occupato da due nonni e due nipoti che non accennano in alcun modo ad alzarsi. Il convalescente fa presente (a urli) il suo stato di precaria salute e ottiene un posto sul divano.
Ore 18.35 Laprof si sorbisce venti minuti di contumelie materne spazianti in plurime direzioni ed epoche storiche.
Ore 18.55 Laprof telefona allarmata al coniuge per accertarsi che egli abbia ben compreso di essere la persona deputata all'acquisto delle medicine.
Ore 19.00 Laprof, dopo aver congedato i suoi genitori, provvede al reperimento e confezionamento delle saporite vivande che allieteranno il desco serale.
Ore 19.10 Il Vic strepita che lui, avendo saltato colazione e pranzo, vuole recuperare. E' disposto a transigere sulla colazione ma il pranzo lo esige.
Ore19.10 La prof sporziona pasta in bianco per tutti i minorenni di casa, precisando al Vic che quello è il suo pranzo.
Ore 19.15 Laprof serve prosciutto cotto e pomodorini ciliegia presentandoli al Vic come cena.
Ore 19.40 Laprof crolla, in compagnia del fido JF, svenuta sul lettone.
Ore 20.00 Il Pan rientra a casa (con le medicine) chiedendo informazioni sulla sua di cena.
Ore 20.10 Laprof apre, con le sue manine operose , una busta di prosciutto sottovuoto.
Ore 21.00 Medicazione al Vic e nanna per tutti.
Prima di andare a dormire Laprof punta la sveglia ogni tre ore perché intenzionata a svegliare il Vic e accompagnarlo in bagno. Non ne sentirà manco una.

sabato 19 aprile 2014

Buona Pasqua!

Teniamo presente che tre uova sono già state aperte (e consumate) e tre sono ancora sull'auto di zia Laura!

mercoledì 16 aprile 2014

Teologia della resurrezione.

Passa JF con aria ispirata: "Sai mamma, Maria era la sposa di Gesù..."
Io: "Veramente era la mamma di Gesù..."
"J.F "Già, vero...poi è finita sulla croce..."
Laprof: "No, quello è sempre Gesù..."
J.F "Si, perché il Pirata (presumiamo Ponzio Pilato n.d.m) chiedeva: " Volete liberare Gesù o il cattivissimo Baramba? Poi uno che si chiama come il mio compagno ha detto che avrebbe baciato Gesù e i signori hanno messo in trappola Gesù..."
"Poi lo hanno liberato e messo in croce"
Rassicuro tutti, nessun genitore dei compagni di mio figlio è stato così spietato da caricare un ignaro infante del nome Giuda.
Sopraggiunge il Pan che cerca di riportare gli avvenimenti nella giusta prospettiva storica ed esegetica.
J.F lo gratifica con uno sguardo ammirato ed esclama: "Come fai a sapere queste cose?"
Il Pan di rimando: "Anche a me le hanno spiegate quando ero piccolo..."
Il nanetto implacabile: "Ah, avevi anche tu la maestra Giovanna?"

venerdì 11 aprile 2014

Junior, I love english.

Sempre alla ricerca di strumenti utili per l'apprendimento della lingua, ho pensato che Leli avrebbe potuto apprezzare una rivista per ragazzi.
La preadolescente,  pure in italiano,  non è una grande lettrice di libri, ahimè e va sempre obbligata caldamente invitata a dedicarsi alla lettura di romanzi e racconti. Le piacciono invece  molto le pubblicazioni per ragazzi, particolarmente quelle che fanno capo al marchio Focus (ma anche, con mio sommo disdoro, gli orridi giornaletti di gossip adolescenziale).
La Numero Sette, per Natale, le aveva portato delle riviste monotematiche sugli One Direction, e le ha praticamente consumate a forza di consultarle.
Mi sono però subito scontrata con le difficoltà di spedizione e,  soprattutto,  con i prezzi mostruosi degli abbonamenti esteri.
Cerca e ricerca però,  ho avuto la fortuna di trovare un nuovo prodotto editoriale: Junior, I love english.
La fascia di età per cui è consigliato, è quella fra gli otto e gli undici anni.  Ho quindi sottoscritto l'abbonamento (49, 90 € in offerta!) e stamattina siamo stati gratificati dall'arrivo del postino con  con la preziosa rivista.
L'impatto è buono, la copertina è accattivante e la grafica curata (le mie foto molto meno, lo so, ma accontentatevi)

 
All'interno diverse rubriche interessanti: Notizie pazze, Qual è il tuo mestiere preferito? Photo Story, british tradition, ricette.
 Completano l'opera alcune pagine di fumetti, giochi di parole, modi di dire illustrati e un CD per la pronuncia.



 
Al momento si segnala un certo gradimento, anche se devo già evidenziare alcune criticità.
Innanzitutto il livello è, per Leli, troppo basso. Direi che il vocabolario proposto è più consono alle esigenze del Vic.
In secondo luogo non valuto positivamente il fatto che tutti i testi siano completamente tradotti in italiano, trovo che questa particolarità favorisca la "seduta" del lettore.
Belli invece i giochi e molto utile il CD.
Devo poi segnalare una cosa molto carina, Leli animata da sacro zelo ha intrattenuto, per buona parte della serata, il Vic introducendolo alla lettura della rivista.
Hanno già detto che domani si cimenteranno nella ricetta proposta (muffin alle carote).
Tutto sommato un passatempo gradevole.

venerdì 4 aprile 2014

Vita e animali domestici.

Finalmente la Numero Otto è tra noi!
La ragazza, il cui reclutamento mi ha procurato la stessa mole di lavoro della selezione di un ambasciatore per le trattative mediorientali, è trionfalmente sbarcata in quel di Caselle lunedì scorso.
Come ho avuto modo di scrivere la cosa non è partita sotto gli auspici migliori; noi eravamo scottati e risentiti per quanto accaduto con la Numero Sette e probabilmente poco inclini alla disinteressata accoglienza e in più lei ci ha immediatamente annunciato che, per problemi familiari,ci avrebbe dedicato solo un mese invece che i tre pattuiti.
Lo confesso, mi è subito partito un film i cui fotogrammi erano composti da tutte le storie, più o meno fantasiose, che ho avuto modo di ascoltare nel corso degli anni (travagli sentimentali, crisi spirituali, intossicazioni alimentari, malattie e decessi di parenti vari, incendi, esplosione di tubature, assalti canini,chiusura tassativa di librerie, cartolerie, biblioteche, rovina di materiale scolastico a seguito di vari agenti...).
Invece...conoscendo la giovane ho maturato la convinzione che quanto raccontatomi corrisponda a verità e che gli impedimenti siano reali.
Devo dire che la N8 al momento ci ha riconciliato con l'idea stessa di au pair.
E'  molto carina, poco invasiva e rispetta i bambini e la loro legittima arrabbiatura.
 Le ho raccontato nel dettaglio quanto successo e mi ha fornito alcune interessanti chiavi di lettura.
Addirittura mi ha chiesto se, una volta risolte le problematiche domestiche, potrà ripetere l'esperienza e soggiornare nuovamente presso la nostra famiglia. Insomma, un'iniezione di autostima alla mia provata anima di host mum e mi ci voleva proprio!
Peccato solo che l'esperienza sarà brevissima e che rimarremo nuovamente scoperti per un mese.
Ho provato, nel lasso di tempo libero tra la Numero Otto e la successiva au pair francese a incastrare una ragazza australiana lasciata libera da una famiglia lombarda  ma la cosa non è andata a buon fine (la ragazza non ha neanche risposto alle e mail e si è inabissata nelle nebbie londinesi).
Insomma, il mese di maggio sarà di nuovo un periodo convulso e dagli incastri funambolici.
Sul fronte domestico devo segnalare, oltre a quello della canadese, un altro arrivo.
Argh! Il Vic è infestato dai pidocchi.
Siamo già al quinto shampo ma i parassiti non demordono e saltellano allegramente sul cuoio cappelluto del mio secondogenito.
I suoi serici capelli biondi si sono trasformati, a causa dell'agressività dei lavaggi, in un'informe stoppa giallastra, per cui abbiamo provveduto alla rapatura quasi totale, per cui ora il bimbastro ha le sembianze di un minuscolo marine.
Fortunatamente ora non esistono più i pregiudizi di un tempo e si parla di pediculosi tranquillamente e senza remore, il Vic ad esempio lo annuncia gioioso a tutti coloro che hanno la ventura di rivolgergli la parola e infatti spesso lo vedo che interloquisce con persone che prima gli sorridono bonarie e poi iniziano a grattarsi forsennatamente.
Ricordo invece che, quando presi io i pidocchi, mia madre quasi stramazzò al suolo dalla vergogna e per l'acquisto degli appositi prodotti, non osando rifornirsi nella farmacia locale, mandò mio padre in una lontanissima farmacia situata nel centro di Torino.
Ora invece la cosa viene vissuta molto più serenamente, ieri ad esempio durante le operazioni di spulciatura con il pettinino in metallo, il biondino tutto preoccupato mi ha chiesto: " Mamma, mica rovinerai gli ovetti? Sono ancora piccolini e io voglio bene ai miei pidocchietti"
Immediatamente ha fatto eco JF: " Anch'io voglio i pinocchi..."

domenica 30 marzo 2014

Giustificazioni

Mi è stato fatto notare che il blog langue un po'...
Devo ammettere che è vero, la mia vena creativa al momento è agonizzante.
I motivi di questa difficoltà espressiva sono molteplici ma, essenzialmente possono essere riconducibili entro due grandi sottocategorie di impedimenti.

1) Motivi psicologici: la famiglia Gamelli, nella sua interezza, ha appena vissuto un difficile momento, dovuto al contraccolpo infertoci dalla partenza della N7.
Colei che si fregiava del titolo di miglior au pair mai avuta, ci è clamorosamente scivolata sul finale.
Dopo averci salutato, carina e sorridente come al solito e dopo aver promesso ai miei figli amore e skypate eterne, ci ha cancellati, inseriti tra le persone a lei moleste (e senza dubbio ci sarà pure qualche altra tassativa risoluzione di cui non sono a conoscenza).
Per i bimbastri è stata abbastanza una tragedia anche perché nulla lasciava presagire un finale così funesto.
Ricostruendo l'accaduto (e dato che  ormai 400 km ci separano non è facile), pare che i fondamentali motivi di malcontento della fanciulla siano due: un suo diario,  a suo dire gettato nella spazzatura,  e poi rinvenuto in casa e il fatto che io abbia scritto cose orribili su di lei.
Sul primo capo di imputazione non mi pronuncio, mai visti diari od affini e non ho la minima idea di come possano essere andate le cose.
La seconda accusa mi riguarda personalmente e, come potete immaginare,  mi lascia l'amaro in bocca.
Ritengo di aver sempre parlato in termini positivi e soprattutto affettuosi della numero Sette e infatti, a testimonianza della mia trasparenza e buona fede, le avevo io stessa fornito  il link al blog.
Anche il post che probabilmente ha dato il "la" a tutto:  Partenze, bugie e au pair, non mi pare così ingeneroso nei suoi confronti (ho pure apert un dibattito on line per richiedere pareri in merito), dato che voleva ironizzare sull'attitudine, GENERALE,  che hanno i ragazzi di ritenere gli adulti stupidi.
Certo, ormai mi conoscete, non c'è cosa che non farei per amore di una battuta e, la lunga permanenza a contatto di adolescenti (specie maschi), mi ha ormai irrevocabilmente equipaggiata di un  umorismo spiccio e cameratesco che probabilmente non è  facilmente condivisibile con le masse.
Però...'sti inglesi non dovrebbero essere i depositari dello humor e del sarcasmo?
Mea culpa comunque, ho tralasciato di  tenere in considerazione l'elemento che, quando insegno, è inciso  nella mia mente su pietra e  a caratteri bronzei: gli adolescenti sono gli esseri più  mutevoli e permalosi dell'Universo, un nonnulla può  produrre fratture insanabili ( e giramenti di scatole cosmici).
Ammaestramento per il  futuro: non terrò  più  un'au pair per più  di tre mesi, l'investimento affettivo sarà  minore e ci sarà  meno probabilità  che si instaurino dinamiche viziate dalla lunga convivenza.

2) Cronica mancanza di tempo, e qui probabilmente potrei aprire un blog a sè  stante per descrivere i mille impegni e lacciuoli in cui mi dibatto giornalmente e che frenano ogni altra attività.
Marzo è  stato un mese particolarmente irto di impegni di ordinaria e, soprattutto, straordinaria amministrazione.
 Mentre la progenie si dibatteva nelle nebbie dell'infelicità  e del rimpianto mi è  capitato tra capo e collo uno dei momenti più  temuti da insegnanti di ogni ordine e grado: il viaggio di istruzione.
Con tre colleghi che, come la sottoscritta, irradiavano entusiasmo e ottimismo, siamo partiti alla volta di Como per immergerci in non meglio precisate e rarefatte atmosfere manzoniane.
Direi che l'attività  merita un post dedicato quindi non mi dilungo.
Sempre a marzo la prof aveva, da lunghissimo tempo, prenotato un corso cui anelava da lungo tempo: "Come scrivere un romanzo rosa in una settimana", tenuto dall'ineguagliabile Stefania Bertola.
So che chi mi conosce "dal vivo"trasalirà  nell'immaginare la prof che si trastulla con contesse russe, gentiluomini scozzesi e pirati assortiti mentre intorno a lei infuria la tempesta.
In effetti io ho imbastito un romanzetto contemporaneo la cui protagonista è...un'insegnante ovvio, strappata all'austera calma di un laboratorio chimico da varie e pirotecniche circostanze.
Al momento io stessa ne ignoro la maggior parte, dato che non ho mai tempo di applicarmi alla stesura del mio capolavoro letterario e sono oltretutto bloccata da un problema di carattere pratico cui non riesco a venire a capo e  che mi impedisce financo di stendere la scaletta riassuntiva dei vari capitoli.


sabato 22 marzo 2014

Puntelli.

Siamo ormai da tre settimane senza au pair.
Lunedì arriverà la Numero Otto (e la cosa già non parte con i migliori auspici) ma comunque l'inglese non verrà ripreso perché passiamo al francese.
In genere io scelgo au pair francofone esclusivamente per il periodo estivo, ma questa volta la mia possibilità di scelta è stata viziata da parecchi elementi estemporanei.
Insomma, visto che l'inglese è,  per noi latini, di più difficile intuizione,  avevo paura che il trittico perdesse tutte le acquisizioni così faticosamente raggiunti.
Ho perciò deciso di mettermi in campo. Il mio inglese è buono ma assai arrugginito,  per cui non me la sento di instaurare dialoghi liberi, temo che infarcirei le conversazioni di errori più o meno marchiani, per cui preferisco evitare.
Anche questa volta però mi vengono in soccorso gli amati libri.
La routine al momento è la seguente: di ritorno da scuola i due boys si scelgono un libricino a testa, fra quelli della nostra nutrita collezione e io provvedo a leggerlo, Leli invece legge e traduce autonomamente (ovviamente con il mio supporto) un testo un pochino più impegnativo.
Al momento la scelta della preadolescente è caduta  su un volumetto della serie "L'inglese in rosa", Giunti Demetra.
Trattasi di orridi romanzetti  con banali storielle sentimentaleggianti, però un minimo di apporto linguistico lo garantiscono..
Ogni capitolo ha un'introduzione in italiano (utile devo ammettere, sennò la lettura sarebbe veramente troppo impegnativa e noiosa), un glossario con i termini più difficili e alcuni esercizi di comprensione.
Devo dire che la storia sembra sciapa a me, Leli la apprezza abbastanza.
Il capolavoro letterario cui ci stiamo dedicando ora si intitola: "No risk, no love" e  il riassunto recita così:

Nina è pazzamente innamorata,  però non si fida del tutto del tutto del suo ragazzo, Marco, che spesso non trova tempo per lei.
Solo quando la gelosia minaccerà il loro rapporto Nina capirà che a volte, per amore, è necessario correre dei rischi...

Ecco, non propriamente Shakespeare,  però il suo sporco lavoro lo fa.
Alla sera, prima di andare a dormire, altro momento dedicato all'inglese.
A Londra avevo comprato un interessante Workbook della Disney: " My first 1000 words"
Le categorie sono diverse:animals, house, numbers, town, colours.
Ogni sera scegliamo quindi qualche pagina, leggiamo, indichiamo e cerchiamo di ricordare.
Ottimo esercizio per implementare il lessico (utilissimo pure per mamma).
Ecco alcuni dei nostri strumenti di lavoro:




martedì 11 marzo 2014

Urbi et Orbi.

Nuntio vobis...
Abbiamo la Numéro Huit! E visto che, la classe non è acqua ho già pure opzionato la Numero Nove.
La ricerca, questa volta, è veramente stata estenuante: ostacoli, bidoni, presentazioni strane, veramente non mi sono fatta mancare niente.
La N8 è una ragazza franco-canadese (si passa al francese) molto giovane e, speriamo, sufficientemente motivata.
Mi sono molto piaciuti i colloqui con lei, ha fatto molte domande sulla famiglia, soprattutto sul trittico e ha chiesto ed approfondito nel dettaglio le nostre esigenze ed aspettative.
Ha chattato tanto con la Number Seven per cui spero che le sia chiaro il nostro modus vivendi e che non vi siano grosse sorprese in vista.
Il suo compito non sarà facile, la Numero Sette ha lasciato dietro di sé una scia di acuto rimpianto. I bambini chiedono giornalmente di lei.
Devo dire che invece io sono molto delusa dal suo comportamento, dopo proclami  di eterno amore e imperituro affetto,  mi ha cancellato,  credo a questo punto definitivamente, dalla lista delle sue amicizie, aspettando questa volta di essere fuori dalla portata dei miei sfoghi verbali. Questo ahimè temo che influenzerà anche le possibilità di futuri scambi con i miei figli.
La Numero Nove invece è una ragazza francese che vive in Costa Azzurra. Anche lei mi era immediatamente piaciuta ma, per motivi di studio, non poteva raggiungerci prima di aprile. La ragazza canadese poteva invece arrivare un pochino prima per cui la mia scelta è ricaduta su di lei. Dopo un iniziale momento di scontento la ragazza francese si è mostrata disponibile a cominciare da giugno per cui...fino a luglio siamo a posto!

martedì 4 marzo 2014

Notizie random dal mondo host mum.

Continua la ricerca convulsa della Numero Otto.
 Allo sconforto delle ricerche infruttuose si aggiunge un nuovo tarlo che fa vacillare la mia determinazione.
Dopo le vacanze natalizie si è  diffuso un qualche virus pernicioso e, al momento, sembra  non vi sia un'au pair che non appaia sotto l'influsso di un qualche genio maligno di cartesiana memoria.
La prima a segnalare problemi è stata Sara, una delle decane delle mamme ospitanti.
Sara ha un bambino perfettamente bilingue (italiano-inglese) e, per questioni organizzative casalinghe, richiede che la ragazza ospitata sappia cucinare un minimo.
So che molti di voi sbarreranno gli occhi e argomenteranno che, salvo casi particolari, qualunque ventenne è  potenzialmente in grado di mettere insieme una cena commestibile.
Eeeeh cari miei, io ho visto cose che voi umani...
Nel corso della mia esperienza auperistica ho avuto modo di osservare con raccapriccio: un ragout composto da hamburger schiacciato con forchetta, adagiato su letto di salsa ketchup,  il tutto diluito con acqua, bollito una mezz'oretta abbondante e sparso con mano generosa su un piatto di spaghetti (cotti una mezz'oretta pure loro), trifoglio del giardino raccolto e usato nature per un soffritto , risotto allo zafferano, conservato in frigo e successivamente stemperato nel latte al posto dei cereali, patate con buccia accompagnate con ogni genere di salsa, dolce o salata indifferentemente...
Insomma chi avesse necessità di farsi confezionare vivande sarà meglio che prima sondi le abilità culinarie dell'au pair.
Tornando a Sara, lungamente pregata dalla ragazza, aveva deciso di prorogarle il contratto fino alla primavera.
Le perplessità  della mia amica nascevano dal fatto che le sembrava che la conversazione della ragazza (non EMT ma belga ) non fosse sufficientemente stimolante per il suo piccolo e si interrogava sull'opportunità  di cambiare, scegliendo una giovane anglofona.
Sul piatto della bilancia metteva però  la correttezza della ragazza e il suo sincero affetto nei confronti del nucleo familiare, anche in vista di  nuovi assetti domestici che avrebbero reso indispensabile un maggior coinvolgimento dell'au pair nella strutturazione del menage. Insomma alla fine aveva prevalso il desiderio di stabilità e serenità ed era stata fatta un'offerta in tal senso alla ragazza (ovviamente con un non trascurabile incremento della paghetta) interrompendo la ricerca di una persona anglofona.
La giovane si era mostrata molto contenta dell'opportunità offertole.
Di ritorno dalle vacanze di Natale però il repentino cambiamento: lamentazioni giornaliere sulla nostalgia di casa, mugugni sull'aumentato impegno domestico, lagne sull'entità della paghetta concordata in precedenza.
Dopo quindici giorni l'au pair, ormai completamente immersa nello spleen più cupo e decadente ha comunicato alla famiglia attonita l'impossibilità di prorogare la sua permanenza in Italia e la ferma volontà di ritornare IMMEDIATAMENTE al natio paesello.
Il secondo caso è  quello di Anna Grazia, un'host mum di gentilezza e ospitalità senza pari. Ha permesso ai genitori e ad alcuni amici della sua au pair inglese di raggiungerla e li ha foraggiati per una decina di giorni.
E' stata ricambiata con l'incarnazione di un incubo da film horror. La gradevolissima fanciulla si chiudeva immusonita in camera sua, non partecipava ai pasti familiari, sindacava su tutte le pietanze propostole, intratteneva il bambino con il racconto dei principali pregiudizi di matrice inglese sugli italiani, non lo cambiava sostenendo che tale pratica la disgustasse, si lamentava della sua vivacità e financo delle sue lacrime in caso di caduta o contusione. Insomma un amore di ragazza.
Sempre in voga poi la categoria delle fulminee toccata e fuga.
Mara ha ospitato una sudafricana (amica di colei con cui ho lungamente colloquiato e di un'altra au pair già residente in Italia) che, il primo giorno ha dormito per rimettersi dalle fatiche del viaggio, il secondo ha lombricato per casa uscendone solo per acquistare alcuni alimenti e lasciarli nel portico (Mara ha due cani, stranamente non è  stato ritrovato neanche il sacchetto) e il terzo giorno ha annunciato la sua prossima partenza per la Polonia. Prossima nel senso che il dialogo si è svolto mentre  la giovane si dirigeva verso un taxi con due valigie in mano.
Last but not least troviamo l'indimenticabile au pair di Cristiana, fulgido esempio di creatività e savoir faire.
La storia inizia sulla pagina facebook dedicata alle famiglie alla ricerca di un au pair.
Un papà sottopone alla nostra attenzione il caso di una ragazza che, a quanto pare, non può  prolungare la sua permanenza presso la famiglia ospitante a causa dell'inaspettato licenziamento della host mum e la conseguente diminuita disponibilità economica della famiglia.
La ragazza si presenta bene e pare sinceramente dispiaciuta per le problematiche familiari.
Parecchi genitori confermano di essere stati contattati da lei e circola il suo nominativo.
Colpo di scena! L'au pair è quella in forza da Cristiana.
A una settimana dal suo arrivo sente la necessità  di cambiare aria perchè, a suo dire, in casa non ci sono regole e routines precise da rispettare,  (notare che, l'integerrima aspirante militare, si era distinta il secondo giorno di permanenza per aver dimenticato il  ragazzino a lei affidato a scuola).
Inoltre la teen ager lamenta vessazioni inaudite: le viene richiesto quasi tutti i giorni di passare l'aspirapolvere in cucina e la famiglia ospitante le propone insistentemente un soggiorno in montagna a Bormio dove, orrore, non hanno il wifi.
ARGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH