martedì 28 gennaio 2014

Attività in italiano.

Cosa fanno i piccoli Gamelli nel tempo libero? Quando finalmente si godono l'ozio e non devono sottostare ai programmi imposti dalla Number Seven e dalla perfida Lady Mamma?
Ricchi premi e cotillon a chi riesce a contestualizzare la foto...e a liberare lo scarico.



Mamma Gamelli intanto è  alle prese con un grosso problema.
Mi hanno disattivato l'account su Au pair world, cosa che per una host mum è l'equivalente della sospensione della patente.
Ho infatti ricevuto una mail, abbastanza irritante, dal loro servizio clienti, dove mi si comunicava che una au pair (francese, poi uno non deve avere pregiudizi a sfondo etnico) si era lamentata del fatto che l'avessi contattata su facebook.
Ora su Facebook ci sono mille millanta pagine dedicate alla ricerca delle au  pair per cui non mi sentirei di escludere di aver potuto reperire il profilo secondo tale modalità, ma poi, francesina del mio cuore, è chiaro che se metti i tuoi dati anagrafici in giro in qualche modo ti esponi.
Sul sito vi è l esplicito divieto di non mettere sul profilo niente che possa favorire un contatto diretto (mail, contatti Skype, indirizzi, numeri di telefono...) ma non si fa riferimento alle generalità  anagrafiche.
Io ho già trovato troppi profili fake per non cercare di approfondire la conoscenza prima. Certo 40 euro di membership non sono una spesa eccessiva ma il periodo dura poco e voglio essere ragionevolmente certa di riuscire, in questo lasso di tempo, a contattare ragazze interessanti e soprattutto "VERE", dato che il tentativo di truffa è sempre in agguato.

sabato 25 gennaio 2014

Colloquio tre.

Non pervenuto.
Contatto via mail una ragazza inglese il cui nominativo mi era stato passato da un' amica non più alla ricerca.
Le scrivo una breve presentazione della famiglia e delle indicazioni di contorno, specificando che al momento abbiamo già un' au pair e che cerchiamo per marzo-aprile-
Due giorni dopo non mi ha ancora risposto per cui le invio uno scarno "Are you interested?" giusto per scrupolo.
Questa volta, qualche ora dopo, mi arriva un suo messaggio:
"Certo che sono interessata! (ehm hai uno strano modo di dimostrarlo). Quando avreste bisogno di me? (buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah). Potreste inviarmi delle foto della famiglia?
Ecco, la fissa delle foto ce l'hanno parecchie au pair. Il Pan per ovviare a tutte le richieste in tal senso di cui siamo oggetto, ha composto un bellissimo collage in cui tutta la famiglia Gamelli appare al meglio.
Noi al mare, Vic vestito da Uomo Ragno, la prima Comunione di Leli, compleanni vari, JF con il Pigiamino saltellante sul Permaflex, i nostri genitori sorridenti, mia nonna, il bassotto, il gatto...insomma tutti siamo rappresentati.
Talora questa raccolta non basta e ci vengono richieste foto aggiuntive.
Pure questa volta ho spedito la composizione e...
PUFF! Sparita nel nulla!
Ci avrà trovato poco attraenti? Arcigni? Poco fotogenici? Troppi?
Mistero.

giovedì 23 gennaio 2014

Colloquio due.

Ragazza francese.
Mi fa immediatamente una buona impressione, accetta la mia amicizia su Facebook,  chiedendomi educatamente le ragioni della mia richiesta.
Sorprendentemente non ha foto indecenti o in preda a fumi alcolici (o di altro tipo) ma neanche  istantanee dolciastre in cui abbraccia indifferentemente bambini, cagnolini o altri piccoli mammiferi (diffidate nel caso, vuol dire che il profilo è  stato creato in esclusiva funzione di un'ipotetica host family).
Aderisce immediatamente alla mia richiesta di una chattata su Skype, fissiamo un appuntamento e LO RISPETTA AL SECONDO!
Chiaccheriamo piacevolmente per una quarantina di minuti, mi parla dei suoi studi passati e delle sue aspirazioni per il futuro, mi chiede cosa mi è  piaciuto del suo profilo (e qui non ho il coraggio di dirle che non ne ho la più  pallida idea, dato che seleziono una trentina di papabili au pair al giorno, sotto la rude scorza di cacciatrice di giovani teste batte comunque un cuore).
Passiamo quindi ad elencare le nostre aspettative nei suoi confronti e le illustro le varie attività  che dovrà  fare con i bimbastri. Mi chiede che genere di libri prediligano leggere e mi consiglia dei titoli che lei da piccola ha molto amato.
Elenca le sue passate esperienze con i bambini, ha già  fatto l'au pair a Londra per sei mesi con due bambini di età  simile a quella dei boys.
Si mostra solo preoccupata per il discorso nuoto, lei sa nuotare  (vive in un paese di mare) ma non ha diplomi specifici. Controbatto che non sto cercando un'assistente bagnanti, certo non voglio una persona che non introduca manco il malleolo in acqua perché  terrorizzata.
Introduco io il discorso retribuzione, le propongo la cifra (tarata verso il basso) che proponiamo abitualmente e lei si mostra contenta e mi dice che le pare un'ottima offerta (!)
Termino specificandole che siamo molto disordinati e lei si mette a ridere dicendo che evidentemente non ho mai soggiornato in una casa dello studente.
Ci lasciamo cordialmente riservandoci la possibilità  di riflettere tre giorni prima di prendere una decisione.
Prima di attaccare mi dice timidamente che spera proprio che io scelga lei dato  che le interessa la prospettiva di poter valorizzare la sua cultura e la sua lingua, le altre famiglie le paiono più  interessate ad avere una baby sitter a buon mercato che a uno scambio culturale.
Il giorno successivo le invio per e-mail le foto della sua stanza e del bagno e ne ottengo un entusiastico consenso.
So che a questo punto siete tutti in piedi a fare la ola e mi vedete già a sorseggiare Pastis (bleagh),  con un croque monsieur in mano  felicemente accasata con una jeune fille che non pensa ad altro che ad alleviare i miei crucci.
Ahimè, la storia ha un seguito.
All'alba del terzo giorno trovo su Skype questo messaggio:

 "Bonjour, je vous envois un message car apres notre conversation j'ai parler avec mes parents, du fait que j'aimerais beaucoup venir dans votre famille, mes parents n'etaient pas trop d'accord pour que je vienne car ils pensent que ca ne me sert a rien et que mon but est d'apprendre l'anglais. J'ai donc trouver une famille en Angleterre et je suis triste car j'aimais beaucoup votre famille. Je ne sais pas si ca se passera bien j'y vais debut février mais ne perdez pas votre temps avec moi il est mieux pour vous de chercher une autre jeune fille ".

Penso che lo scritto sia capibile anche da chi non conosce il francese, comunque brevemente la giovane si scusa e mi dice che i suoi genitori preferirebbero che ritornasse in Inghilterra e che lei ha deciso di aderire alla loro richiesta.
Buaaaaaaaaaaa in un mondo  di  ragazzi indifferenti ad ogni autorità e  privi di guida parentale proprio a me doveva capitare una personalità  così  ligia?
Comunque avevo ragione, era veramente una ragazza corretta e carina, mi è  capitato di essere lasciata in sospeso per mesi (tacendo dei bidoni all'ultimo minuto).

mercoledì 22 gennaio 2014

Colloquio uno.

Durante i primi giorni di ricerca vengo contattata da questa aspirante au pair neozelandese.
Gli inizi sono entusiastici, dopo il messaggio preregistrato che si può  inviare dal sito, mi cerca lei su Facebook, richiede la mia amicizia e mi scrive una bella lettera di presentazione.
Io le rispondo e...il nulla per due settimane.
Passato questo periodo (bisogna dire che si era nelle vacanze di Natale) mi ricontatta e si profonde in scuse.
Le propongo quindi una conversazione via Skype e...riscompare.
Si risveglia nuovamente di colpo, mi aggiunge alla lista dei suoi contatti Skype, mi chiede se il posto è  ancora disponibile  e, dopo varie peripezie riusciamo a parlarle.
Imposto io la conversazione, presento la famiglia, i bimbastri e le illustro quali saranno i suoi compiti.
Immediatamente mi chiede quando dovrà  iniziare e io rispondo che al momento abbiamo un'altra au pair che rimarrà  fino a marzo.
Le chiedo se sa nuotare, perché  è  un particolare importante dato che dovrà  accompagnarmi al mare e saremo da sole con il trittico.
La conversazione (scritta) è  durata una ventina di righe.
Le dico quindi cosa ci aspettiamo da lei in ambito didattico: letture e dettati con Leli e qualche semplice esercizio di spelling per il Vic.
La fanciulla risponde testualmente: "Yes...yes, please is the position secured for me?
Ehm non ti pare di essere un tantino precipitosa? Ti pare che io possa confermarti un impegno di questo genere con mezza paginetta scarna di presentazione?
Comunque si è  subito nuovamente inabissata nel nulla.

La ricerca dell'au pair numero otto.

E' definitivo: la Numero Sette ha irrevocabilmente deciso di andarsene agli inizi di Marzo.
Alla fine non ha cercato una nuova famiglia ma torna a casa per cercare di trovare un lavoro e mettere qualche soldino da parte per l'università.
A questo punto bisogna cercare rapidamente una Numero 8 (la Numero 6 nel frattempo ha trovato lavoro per cui non potrà  venire quest'estate).
Ho quindi effettuato l'iscrizione su Au pair world e ho iniziato a inviare le mie candidature.
Vorrei quindi documentare le varie fasi della ricerca sperando che venga fuori qualcosa.
Come ho già  avuto modo di scrivere noi  tendenzialmente ricerchiamo au pair anglofone per la stagione invernale e francofone per quella estiva.
Marzo è  un mese limite, quindi nel dubbio, sul mio profilo ho inserito la doppia possibilità  inglese e francese.
Sono anche in dubbio se cercare due differenti ragazze (una per il periodo marzo-maggio e una per giugno-luglio) o se orientarmi su una singola au pair che possa fermarsi per un periodo più  lungo.

martedì 21 gennaio 2014

Attività per i piccolini.

Nonostante abbia usufruito della presenza di un'au pair praticamente dalla nascita, JF è  quello dei miei figli con cui la ragazza alla pari ha maggiori difficoltà nell'interazione
Al momento il mio terzogenito ha quattro anni, non sa ancora leggere, i suoi tempi di attenzione sono abbastanza limitati e ehm non è  che sia un grande oratore, neanche in italiano.
Un altro problema da noi riscontrato è che spesso, la sua personalità  viene completamente sovrastata da quella dei "grandi fratelli"
Per fornire  anche a lui stimoli comunicazionali abbiamo quindi messo in atto le seguenti strategie.
1) Cerchiamo di offrirgli, con cadenza almeno trisettimanale, momenti in completa esclusiva con l'au pair.
2) Abbiamo comperato alcuni giocattoli che possono essere usati solo per giocare in inglese, Questi giochi devono essere vari,  sufficientemente attraenti (non destinate allo scopo i giochi scartati o i regali non graditi) e devono  incoraggiare l'utilizzo del linguaggio mediante la creazione di piccoli dialoghi, la classificazione di classi di oggetti e la loro collocazione spaziale.
Al momento la nostra dotazione di base si compone di:
  • Arca di Noè Playmobil. Un vero e proprio investimento però  ripagato dall'entusiasmo duraturo. Grazie a questo giocattolo ha imparato il nome degli animali, le relazioni di parentela, diversi  termini riferibili alle relazioni spaziali come "dentro", "fuori", "davanti", "dietro", "sopra", sotto" e alcuni degli opposti più comuni.
  • Una bambola di stoffa con qualche vestitino per i giochi di ruolo e per imparare a denominare indumenti e parti del corpo.
  • Alcune macchinine da utilizzare su un libro percorso.
  • La riproduzione di parecchi alimenti.
  • Una casetta in miniatura con mobilia e famigliola occupante compresa di cane e gatto.
  • La caserma dei pompieri Lego grazie alla quale ha imparato a contare in inglese (fino a cinquanta!) i colori, le relazioni temporali (prima mettiamo un mattoncino giallo e poi uno blu,  mentre io metto le ruote al camion tu metti i pompieri sul tetto....) e quelle causa-effetto.
  • Un puzzle di legno con varie forme geometriche da incastrare.
Troviamo che questa sia una cosa molto utile, appena li vede JF comincia subito a parlottare in inglese.
Ovviamente il tutto è  continuamente integrato dai fantastiliardi di giochi che girano per casa.
3) La sera, prima di cena, c'è  il momento della lettura dove Vic e JF scelgono un libro a testa.
Al momento il preferito di JF è  un grande classico: "The Grufalo".
4) Anche JF, come i suoi fratelli, si dedica alla compilazione giornaliera di un libro pre-school: "Activity Book for children 1" della casa editrice Oxford English.


5) Ogni lunedì  pomeriggio, approfittando del rientro tardivo del Vic,  invitiamo quattro amichetti dell'asilo a casa nostra per poter svolgere delle attività  insieme. Certo è  un bel sacrificio avere cinque  bambini che rotolano come biglie impazzite nel mio soggiorno ma JF ne è  molto contento (e la Number Seven pure visto che riceve cinque euro per ogni bambino presente).
6) Ho provato con tutte le mie forze a mandarla alla scuola di infanzia frequentata da JF ma veramente non c'è stato verso, qui ho trovato un muro di resistenze veramente invalicabile.
7) In automobile ascoltiamo esclusivamente canzoncine in inglese.
8) Gli abbiamo stampato moltissime flash cards (animali, alimenti, veicoli, condizioni atmosferiche...) con cui si intrattiene giornalmente.
9) Cerchiamo di proporre alcune esperienze che si svolgono con le medesime modalità tutte le settimane (ad esempio tutti i giovedì la N7 gli fa il bagnetto, vanno a cercare insieme biancheria e asciugamani, fanno scorrere l'acqua, JF insapona le varie parti del corpo dicendo il loro nome in inglese, giocano a far nuotare i paciocchini (che invariabilmente affogano...)
10) Ebbene sì! Gli facciamo vedere Peppa Pig in inglese. Il povero JF è sistematicamente vessato dai fratelli che gli impongonoi cartoni animati di loro gradimento, impedendogli la visione delle avventure suine. Quando gli mettiamo su il CD  quindi è  così  contento che non prova neanche ad articolare un timido "In italiano..."
Queste sono le idee che mi sono venute finora per dare una piccola spintarella al dialogo in lingua straniera.
Mi piacerebbe molto ricevere contributi sull'argomento da parte di altri genitori.



domenica 19 gennaio 2014

Piove...

...e anche le au pair si annoiano.
Oggi, nonostante fosse il suo giorno libero,vista la giornata uggiosa (e la mancanza di impegni più  interessanti) la Number Seven si è  intrattenuta con i bimbastri.
Tempo fa le avevo chiesto di insegnare loro i termini matematici nell'eventualità  di una futura frequenza a una scuola di stampo anglosassone (per Leli abbiamo già  un progetto in ballo per l'estate).
I giovani di casa si sono quindi messi a fare conti e conticini insieme e alla fine hanno elaborato un  foglio riepilogativo con il nome di tutte le operazioni e i rispettivi segni.
Mi aveva colpito leggere che la lingua madre di una persona è  quella in cui quest'individuo sogna e fa ragionamenti matematici.
Insomma, ci tenevo a posizionare anche questo tassellino (non è  che mi aspetti che i bimbastri comincino a fare calcoli in inglese, ma effettivamente è  un aspetto importante della lingua)
 
 
Dopo queste lunghe fatiche ci voleva un momento ludico e allora si sono dedicati a questo gioco:

 
Devo dire che è  stato un altro ottimo acquisto, lo consiglio proprio.
Il trittico ci ha giocato disciplinatamente per tutto il pomeriggio, riuscendo a non schiamazzare, a volte anche per dieci minuti di seguito.
É' un gioco di spelling, i bambini devono comporre le parole attenendosi al tempo prestabilito (noi lo variavamo in base all'età).
Se la sabbia nella clessidra in dotazione scorre prima che abbiano finito, il turno passa all'altro giocatore (ehm fase questa non sempre incruenta).


Regali natalizi.

La Numero Sette ha portato questi due volumetti, di ritorno dall'Inghilterra, come strenna natalizia per i boys.

Sono due libri molto carini e ricchi di attività: elementi da aggiungere,  differenze da trovare, labirinti, percorsi, elementi da aggiungere, disegni guidati, esercizi di spelling, piccole storie da leggere e attività  creative da intraprendere.
Quello di Peppa Pig è  destinato a un target più  giovane e i giochi sono più  semplici e immediati.
Bisogna però  avere una buona conoscenza della famiglia Pig, JF ci ha spesso preso in castagna  sui fondamentali (tipo gli oggetti preferiti di ogni membro familiare).
I marmocchioli ogni giorno richiedono a gran voce di poter completare qualche pagina e li vedo attentissimi durante le spiegaxioni della N7, quindi decisamente ve li consiglio.
La nostra preadolescente invece ha avuto due riviste maxiformato di gossip sugli One Direction e ha appreso alcuni termini veramente irrinunciabili.
Ehm sono consapevole del fatto che le mie foto fanno schifo e quando vedo capolavori come quelli di Catia mi vergogno profondamente.
A mia discolpa devo dire che l'ultima visita dei ladri ci ha privato delle due macchine fotografiche in dotazione alla famiglia e da allora mi tocca arrangiarmi con tablet e telefonini.
Probabilmente ci sarà  un modo per fare foto migliori ma al momento lo ignoro.

venerdì 17 gennaio 2014

Comunicazione.

Un paio di mesi fa la scuola frequentata da Leli ha proposto un sondaggio per valutare il gradimento delle famiglie rispetto un eventuale cambiamento di orario.
Al momento la bimbastra frequenta l'opzione cosiddetta "36 ore" con tre rientri pomeridiani e servizio mensa.
I genitori erano chiamati ad esprimersi circa la possibilità di cambiare questo assetto per passare a un tempo scuola che prevedesse solo due rientri pomeridiani ma l'uscita, nei giorni "leggeri" alle 14.00
Il Pan ed io abbiamo valutato sfavorevolmente quest'ipotesi, e abbiamo quindi dato la preferenza per il mantenimento dell'attuale scansione oraria.
Per esperienza so quanto sia difficile mantenere desta l'attenzione degli allievi dopo mezzogiorno,  come a tutti i supplenti mi vengono spesso rifilate le ultime ore e ci sono classi in cui mi sparerei in testa devo mettere in atto raffinate strategie didattiche per presentare gli argomenti.
Confrontandomi con i genitori dei compagni di Leli, ho potuto constatare come questo mio sentire fosse condiviso; tenendo conto anche della giovanissima età dei nostri figli ci pareva che l'impegno diventasse troppo gravoso e disomogeneo.
Siamo molto fortunati quindi ad avere una dirigenza che privilegia il dialogo con le famigle e ricerca soluzioni condivise.
Ieri infatti ci è stato annunciato che, con il parere favorevole della quasi totalità del consiglio di istituto ( gli unici voti  contrari erano quelli dei genitori), il prossimo anno entrerà in vigore il nuovo orario.
Notare che, all'open day, ci hanno frantumato il frantumabile, per indurci a scegliere le trentasei ore e quindi i tre rientri pomeridiani, sottolineando la valenza educativa rappresentata dall'utilizzo della mensa e l'enorme apporto pedagogico dei laboratori pomeridiani.
Bisogna dire che c'era un precedente: sempre durante l'open day ci era stata anche prospettata la possibilità di iscrivere i nostri figli all'indirizzo musicale. Questa alternative però era già evaporata in fase di compilazione della domanda di iscrizione.
All'epoca avevo sobillato gli altri genitori a  sottoscrivere una lettera di richiesta di informazioni giusto per avere la consolazione di seccare il Dirigente svolastico.
Insomma mi pare si esageri un tantino con le operazioni di marketing.

giovedì 16 gennaio 2014

Fenomenologia dell'au pair.

Come ho già avuto modo di scrivere siamo alla nostra settima esperienza con ragazze alla pari.
Abbiamo iniziato più di quattro anni fa quando i bimbastri erano decisamente piccoli (JF era appena nato). L'inizio è stato abbastanza difficoltoso, eravamo in una situazione delicata e chiaramente la ricerca doveva essere approfondita e mirata. Poi la Numero Uno è entrata nella nostra vita e man mano i dubbi si sono dissolti. All'epoca non conoscevamo nessuno che portasse avanti questa scelta per cui non abbiamo mai potuto confrontarci con altre persone.
Ora le cose sono cambiate: esiste una buona rete di Host family (devo dire che a Torino siamo particolarmente attivi) e addirittura a Rivalta è possibile incontrare altre au pair.
Spesso, su Facebook o su forum che frequento, mi vengono chieste informazioni e consigli. Mi piacerebbe quindi stilare un piccolo vademecum che possa aiutare chi fosse interessato a questa opportunità.
La prima importantissima valutazione riguarda le esigenze familiari. Bisogna avere ben chiari i motivi per cui si richiede la presenza di un au pair. Serve un aiuto domestico? Una  baby sitter? Oppure state cercando di portare avanti con i vostri figli un progetto di bilinguismo o di apprendimento delle lingue?
Nella mia esperienza, ahimè, è impossibile riunire tutte queste caratteristiche in una sola persona.
Noi desideriamo ovviamente che i nostri figli imparino inglese ma che abbiano anche delle solide basi in francese  dato che soggiorniamo per lunghi periodi in Costa Azzurra.
Il compromesso che abbiamo trovato è quello di prendere una ragazza anglofona in inverno e una francofona d'estate.
So però che la maggior parte delle famiglie vorrebbe orientarsi su una madre lingua inglese.
Le ragazze anglofone sanno di essere richiestissime e di avere i più ampi margine di trattativa quindi aspettatevi di dover prevedere una paghetta più  alta e di non vederle muovere un bicchiere in casa.
In più, in genere, sono ragazze molto giovani, tipicamente alla prima esperienza fuori casa, per cui effettivamente non hanno la più  pallida idea di cosa comporti la gestione casalinga.
Sempre riferendomi  al mio vissuto, le ragazze anglofone rifuggono come una malattia esantematica le famiglie:
1) numerose
2) con bambini piccoli.
La prima volta in effetti ho cercato vanamente di aggiudicarmene una.
Dopo la prima esperienza la ricerca diventa più  facile perché avere le referenze di una precedente au pair è  un ottimo biglietto da visita.
Le ragazze provenienti da paesi meno richiesti invece mettono sul piatto della bilancia la disponibilità ad accollarsi una parte dei lavori domestici.
Le vostre aspettative dovrebbero comunque essere realistiche, non vi arriverà in casa Wonder Woman o Mary Poppins e i vostri figli non diventeranno bilingue nel giro di due mesi
Insomma...decidete voi se privilegiare l'inglese o la decenza domestica.
Parlo di decenza non a caso, purtroppo non ho mai avuto la prontezza di spirito di fotografare la stanza dopo il passaggio di tre delle nostre soavi fanciulle, vi garantisco che vi avrebbe aperto scenari moooolto interessanti...e notate che noi siamo tutt'altro che la famiglia Perfettini (anzi casa nostra tende parecchio al cinghialesco simpaticamente vissuto).
Una volta stabilita la vostra priorità passate ad analizzare l'ipotetico luogo di provenienza della vostra au pair.
Io ritengo sia irrinunciabile la presenza di una madre lingua per cui mi oriento in tal senso. Per esperienza escludo le ragazze che conoscono l'italiano o lo spagnolo perché  ho visto che la tentazione di usarli per la comunicazione è  troppo forte.
Se rimanete in ambito europeo tutte le procedure saranno semplificate. Non ci sarà  bisogno di visto, ve la caverete con una semplice dichiarazione in comune o in questura e la ragazza, senza grossi rischi, potrà  fermarsi anche per un periodo molto lungo.
Per i paesi extra europei la situazione è  più complessa.
I cittadini statunitensi possono venire liberamente  in Italia con visto turistico ma poi non possono trattenersi oltre i 90 giorni. E' prevista la possibilità di ottenere un visto per motivi di studio ma è  veramente complicato.
Le persone provenienti da Canada, Nuova Zelanda e Australia invece possono, solo una volta nella vita, richiedere il visto "Working Holiday" per poter soggiornare nel territorio di Shengen per un anno.
La maggior parte degli enti  in Italia non riconosce e disciplina i contratti di scambio alla pari per cui molto è  lasciato alla singola iniziativa e alle consuetudini.
Non esiste un salario minimo delle au pair e, in questi mesi, ho potuto osservare come vi siano differenze rilevanti fra una regione e l'altra.
Se avete la fortuna di vivere a Roma, Firenze, Venezia o Milano potete permettervi di offrire di meno senza veder inficiate le vostre possibilità di aggiudicarvi una native speaker se vivete a Torino,  in provincia o in contesti rurali scordatevelo.
Generalmente l'orario lavorativo si aggira sulle venticinque/trenta ore settimanali (e anche qui le ragazze anglofone si aspettano di lavorare di meno)
Inizia a questo punto il lungo e stressante periodo della selezione. Io personalmente sconsiglio di affidarsi a un'agenzia, onestamente non ho mai visto grandi risultati.
Vi sono innumerevoli siti di ricerca per combinare la domanda e l'offerta.
Noi ci siamo sempre appoggiati su  Au Pair World e ne siamo soddisfatti.
Una volta selezionati i profili di vostro interesse cominciano i colloqui veri e propri, tipicamente tramite e-mail e Skype.
Questa è  una fase cruciale: dovete essere molto abili nel presentare al meglio la vostra famiglia e il vostro contesto abitativo e sociale SENZA MENTIRE!
Le bugie di questi tempi hanno le gambe particolarmente corte, qualunque diciottenne con un briciolo di sale in zucca è  in grado di ricercare il vostro paese su Google maps e di rendersi conto che, quella che voi avete entusiasticamente presentato come una amenissima e incantevole località, dista cinquanta minuti di tornanti dal primo centro abitato.
Idem dicasi per i vostri figli, non descriveteli come adorabili cherubini, premi Nobel e privi di corde vocali perché  correte il rischio di attrarre ragazze inesperte che sottovalutano l'onere di correre dietro a piccoli sociopatici per quattro o cinque ore al giorno.
Segnalate subito chiaramente quali sono i vostri standard minimi di ordine e igiene, può  sembrare una cosa sottintesa ma vi garantisco che non lo è se in casa sono presenti animali domestici.
Se abitate in località richiestissime potete proporre ospitalità anche se non avete una camera dedicata, in tutti gli altri casi vi vedrete rifiutati senza appello.
Descrivete dettagliatamente la sistemazione che proponete alla ragazza (foto e filmati sono sempre molto graditi) e chiarite orari lavorativi, tempo libero, frequenza scolastica e eventuale coprifuoco serale.
Se siete particolarmente ordinati o ehm... disordinati (come una famiglia di mia conoscenza) dichiaratelo perché  si sa che sono due tipi di personalità  inconciliabili tra loro.
Chiedete alle ragazze (o ai ragazzi, io parlo sempre al femminile perché  la nostra esperienza è quella, ma conosco molte famiglie che accolgono maschietti) di indicarvi quale attività  pensano di proporre ai vostri figli; le mamme più  organizzate esigono anche la stesura di schemi e tabelle di marcia, io sono troppo labile per avanzare simili richieste (e circa dieci secondi dopo avrei già  dimenticato la risposta).
Insomma, parlate, parlate, parlate...
A questo punto mi tocca darvi una notizia choccante: quando avrete selezionato la fanciulla dei vostri sogni, non ipotizzate neanche lontanamente di potervi adagiare sugli allori.
Lo sapete che lì  fuori è  una giungla? Pensate di essere gli unici a passare le serate circuendo sconosciute via Skype?
Finché  non vedete un biglietto aereo non abbassate la guardia, questa è  gioventù  abituata a tenere il piede in almeno 10 scarpe, chattano con voi, promettono eterna fedeltà  a una famiglia di Livorno,  si coccolano un infante romano e valutano le opportunità  offerte da una città  come Milano.
Ultimo consiglio: cercate comunque di non essere completamente dipendenti dalla presenza dell'au pair e di crearvi una buona rete di salvataggio.
Il contratto au pair, nel bene o nel male, non è  riconosciuto come lavoro per cui il vostro ospite non  acquisisce nessun obbligo particolare nei vostri confronti e ahimè  può  decidere di lasciarvi in tronco, magari nel cuore della notte e magari per motivi che a voi paiono futili come il desiderio di visitare un'altra città o di abitare in una posizione più centrale o di seguire il ragazzo più  bello del mondo all'altro capo dello stivale  o di iniziare una dieta vegana incompatibile con la vostra cucina o di seguire il proprio karma o le indicazioni zodiacali di chissà chi o di avvicinarsi a una qualche irrinunciabile discoteca...
Il lato positivo però è  che anche voi potete interrompere la convivenza con relativa facilità qualora le cose non dovessero funzionare.

domenica 12 gennaio 2014

Vita da prof.

Notoriamente la scuola italiana è alla frutta.
Mancano personale, strumenti e risorse per poter mettere in pratica una didattica minimamente efficace. D'altro canto l'utenza ha bisogni sempre più complessi e necessita di una forte motivazione e di interventi capillari.
Fatto questo imprescindibile pippozzo in puro scuolese, che può inventarsi una povera prof (povera proprio nel senso letterale del termine, visto che le è stato comunicato che non ci sono fondi per progetti extracurricolari) per cercare di inserire qualche concetto nella testolina riottosa dei suoi allievi?
Ho già raccontato in precedenza del mercatino organizzato per raccogliere piccoli finanziamenti per l'acquisto di materiale e strumentazione. In accordo con la classe ho quindi deciso di proseguire sulla linea della creatività, dell'auto produzione e sopratutto della più ferrea economia.
Iniziamo la stesura di un blog per raccontare cosa avviene in classe e per illustrare al pubblico il lavoro portato avanti durante l'anno scolastico.
Spero  inoltre che  possa essere un aiuto anche per implementare le capacità espositive dei ragazzi. E poi...così abbiamo pure trovato un altro utilizzo per il notebook che funge da registro elettronico, dato che possiamo usare solo quello per i necessari aggiornamenti al nostro blog,  visto che i laboratori informatici sono  saturi e monopolizzati dai colleghi delle materie scientifiche.
Poi non mi si dica che la nostra non è una categoria creativa e flessibile.
Se volete venirci a trovare questo è l'indirizzo:
 www.unaclassediidee.blogspot.it


sabato 11 gennaio 2014

Cinquanta sfumature...

...di amore fraterno!
Una sera qualunque in casa Gamelli, sono le 22.00 e i pargoli sono stati cacciati nei loro alloggiamenti notturni e ivi rinchiusi.
A un certo punto esplode la vocetta di JF: "Brutto marmocchiolo!"
Segue il Vic: "Zitto, ho il tuo Pluto in ostaggio!"
JF: "Buaaaaaaaaaaaaaa dammilo, dammilo..."
Vic"guarda questo bel musino giallino..."
JF "Puzzi di carogna! Mammaaaaaaaaaaaaaaaa  vieni a picchiare Vic forte forte, se lo sculacci non basta!Anzi, chiama la pulizia che lo intrappoli"
Vic "Ora penzola impiccato, povero cagnolino..."
La preadolescente: "Silenzio deficienti!  Io volevo una sorella, oltretutto voi costate un sacco di soldi e così  poi papà  deve andare in Germania..."
Vic - JF" Noooooooooo papà  in Germania, sta a casa con noi..."
Leli con sinistra dolcezza: "E no non si può, il suo stipendio non basta, deve accettare un lavoro all'estero, io sono grande e vado con lui, che così  imparo anche il tedesco e poi mi hanno detto che i ragazzi tedeschi sono molto carini, quasi come Pietro Effe..."
I due piccoli infelici ormai singhiozzano
Leli "Magari però  ogni tanto torna a casa, tanto fra breve Vic sai scrivere e semmai ti mandiamo una mail dalla Germania..."
Il tutto accompagnato da rumori di colluttazione, scrosci di vasellame infranto e movimento di mobilia.
Pensare che, nella mia solitaria infanzia di figlia unica, invidiavo tanto gli appartenenti a famiglie numerose e mi immaginavo scenari di perenni giochi e divertimenti, in una cornice di stucchevole idillio familiare.
In effetti, per inciso, il Pan farà  un colloquio a Berlino a fine mese.