venerdì 20 giugno 2014

Nazionalismo spinto

Il mio diletto ultimogenito è indubbiamente un italo francese. Ci sono prove documentali
E' appena transitato gridando: "Allez l' Italie! La France nella poubelle!"
Insomma, noi siamo pronti!



domenica 15 giugno 2014

10 anni...

Con queste laconiche parole, postate sul suo profilo, il Pan ha ricordato a tutti gli amici di facebook che ieri era il nostro anniversario di matrimonio (il decimo appunto).
Il Pan come è noto non è un tipo molto discorsivo e non sopporta orpelli e parole inutili.
Qui infatti potete trovare il resoconto della proposta di matrimonio più romantica di tutti i tempi.
Sono stati dieci anni molto intensi.
Se penso in effetti a tutto ciò che abbiamo costruito insieme mi viene una vertigine.
In questi spericolati due lustri abbiamo messo insieme: due figli (ci eravamo messi avanti con il lavoro e una ce l'avevamo già), un mutuo ventennale, una scuola di specializzazione biennale (e mi sa che in futuro ci toccherà pure il PAS),  otto au pair, un cane bassotto, due gatti (ahimè tutti e due scomparsi), svariati piccoli animali.
Abbiamo finora totalizzato sette anni di scuola d'infanzia, sei di scuola elementare e uno di scuola media, assistito alla stesura di migliaia di compiti, accartocciato qualche container di fogli,  comprato quintalate di Frixion (tutte le maestre indifferentemente hanno un' insana passione per queste economicissime penne).
Sono sicura che, con il chilometraggio effettuato per accompagnare i figli alle varie attività, abbiamo tranquillamente coperto la distanza terra - luna e, calcolando l'investimento in latte, Nesquick, tri e bicicli, dinosaurume vario, Barbie, zaini, quadernoni con ogni tipo di quadrettatura, Nintendo, tablet, pomodorini ciliegia, cibo  per cani, gatti, criceti e porcellini d'India, questo viaggio avremmo pure potuto pagarcelo.
So che, a questo punto, vi aspettate che io scriva qualcosa di estremamente toccante e sentimentale dove descrivo, con accenti lirici,  le sue innumerevoli qualità, asserisco che mai avrei potuto trovare compagno migliore, che sono ancora felicissima di condividere con lui stipendi, figliolanze, rate del mutuo e intemperanze delle au pair.
Ecco, devo dire che, per il mio matrimonio, mi sono sempre ispirata alle sagge parole di Franca Pilla Ciampi.

"Ho avuto buon occhio nello scegliermi il marito. Lo dico sempre alle mie nipotine: occorre avere buon occhio, altrimenti sono zaini che ti devi trascinare tu per tutta la vita".

Mi sento di affermare che, fortunatamente, pure io ho scampato lo zaino.
Direi che un trolley me lo sono aggiudicato...







mercoledì 4 giugno 2014

Quattro giugno.

Anche quest'anno è  arrivato il compleanno della bimbastra, giornata che non manca mai di emozionarmi.
Vedendo la nostra tosta, trucida preadolescente non posso fare a meno di pensare da dove siamo partiti.
Il quattro giugno di dodici anni fa è  stato il giorno più  brutto della mia vita, le speranze parevano minime, ero in rianimazione e il Pan correva per i reparti come una trottola impazzita (e peraltro nessuno gli diceva niente).'
Io potei vedere la mia baby piuma (665 grammi) per soli trenta secondi dopo la nascita, mentre la portavano verso la terapia intensiva.
Il secondo incontro quasi una settimana dopo, allo straordinario peso di 530 grammi (non proprio un record ma insomma...)
Non avrei mai potuto immaginare il vortice di felicità  in cui saremmo stati catapultati a distanza di anni (e manco che avrei dovuto tenerla a dieta!)
Tanti auguri mia giovane donna!

martedì 3 giugno 2014

Restauri.

Laprof, quando non seleziona au pair, ha un altro gradevolissimo modo di passare il tempo on line.
Ella infatti è iscritta a tutti i vari siti di deal (tutti tutti, pure nella versione francese) e, a periodi alterni e con alterne fortune spesso si lascia tentare e usufruisce delle loro mirabilanti offerte.
Alla perversione dei ristoratori che entrano nel gorgo Groupon, Groupalia et similia sono stati già dedicati fiumi di byte e ritengo quindi inutile aggiungere le mie considerazioni in merito.
Vorrei invece scandagliare la psicologia degli operatori estetici che decidono, per motivi a me assolutamente ignoti, di offrire i loro servizi a un prezzo francamente irrisorio e, generalmente, sotto forma di mini abbonamento.
Esempio tipico: cinque cerette a venti euro.
L'incauto acquirente acquista giulivo il coupon per poi scoprire alternativamente che: le cinque cerette vanno fatte TUTTE  entro un mese dall'acquisto del tagliando (cosa interessante per la signora Pastrana ma non molto per l'ipertricotica media), o che non hanno un buco disponibile prima di gennaio e che, in ogni caso, non tutte le parti del corpo sono comprese nell'offerta.
Ovviamente, a modicissimo prezzo, sarà possibile completare il trattamento.
Laprof però, non si lascia scoraggiare facilmente, per cui spesso (specie in primavera) acquista coupon per puntellare la sua traballante autostima.
Con questo spirito ho dunque prenotato numero sei pressoterapie.
Il trattamento, vista la mia situazione di...ehm diversamente magra, mi pareva utile, il centro estetico era vicino (Orbassano), il prezzo era basso ma non infimo (cosa che in genere segnala una fregatura sicura).
Effettuato quindi il mio bravo versamento su paypal e prenotato il mio trattamento, mi reco tutta giuliva presso il centro.
Qui vengo accolta da una specie di arpia a forma di donna che, dopo avermi considerata con palese disgusto, mi informa che probabilmente non potrò usufruire della pressoterapia perché ha seri dubbi che i gambali possano accogliere la mia, a suo parere , mole smisurata.
Come ormai sapete, Laprof ha un carattere estremamente malleabile ed accomodante per cui pretende, seduta stante, di fare una prova.
La portata dell'apparecchio risulta essere di 130 kg (avete la mia parola d'onore che sono moooolto al di sotto di tale stazza) e in effetti salgo sul lettino, infilo i gambali senza problema alcuno e pure la megera, dopo svariati tentativi, è costretta ad ammettere, molto a malincuore, che l'attrezzatura si chiude perfettamente ed è quindi possibile procedere con il trattamento.
Ormai si è fatto tardi però, le altre prenotazioni incalzano, per cui vengo rimandata alla settimana seguente.
Il giorno prefissato arrivo dunque puntualissima (so per esperienza che per un couponista un ritardo è un peccato mortale che equivale alla maledizione senza perdono di potteriana memoria), indosso la mia comoda tutina plasticosa (vendutami per la modica somma di 5 euro) ed attendo fiduciosa la mia nuova amica.
Questi arriva, mi squadra e sorride malignamente
"Lei ha le vene varicose!"
"Veramente no, faccio ecodoppler tutti gli anni"
La tizia insiste e non sente ragione, secondo lei fare una pressoterapia nelle mie condizioni equivale a una sicura condanna a morte.
Indovinate un po'? Non faccio il trattamento.
L'integerrima professionista però mi comunica la sua ferma volontà di venirmi incontro. Qualora il mio angiologo confermasse la mia versione dei fatti e non manifestasse contrarietà in proposito io potrei finalmente utilizzare il perigliosissimo macchinario.
Mi precipito quindi a telefonare al medico che, ovviamente, mi tratta come una demente iperansiosa e mi dice, con voce annoiatissima e tono condiscendente, che posso fare tutte le pressoterapie che voglio essendo tra l'altro una precisa indicazione  del trattamento proprio l'insufficienza venosa.
Telefono quindi all'estetista, la metto a parte delle indicazioni del medico ed ottengo un altro appuntamento per il venerdì seguente.
Il giorno x abbandono quindi figli ed au pair al loro destino per portarmi in loco con giusto anticipo.
La tizia, sull'orlo della crisi di nervi non mi fa manco entrare nel locale.
Mi grida scompostamente che l'attività è sua, si è fatta un mazzo tanto ad avviarla ed io ora voglio rovinarla morendo proditoriamente sul suo lettino. Può venirmi un embolo, un'ischemia, un blocco renale e uno cardiaco. Posso financo cadere fratturandomi tibia e perone e poi attribuendo a lei, povera disgraziata, la mia successiva mancata guarigione.
Ormai ululando mi informa che queste non sono, come potrei credere, illazioni, ma ben documentate verità, frutto di un suo consulto telefonico serale con un'amica medico.
Le chiedo come mai questo tragico quadro non si fosse delineato prima della mia telefonata e lei risponde che in alcun modo può accollarsi il rischio di farmi indossare i dannati gambali in assenza di un certificato medico scritto che specifichi, oltre che il mio stato di salute, anche pressione dell'apparecchio e tempi di applicazione.
Sinceramente mi vergogno a telefonare nuovamente all'angiologo e, ancor di più a richiedergli un certificato scritto.
In questi casi la mia salvezza è fortunatamente ben riposta nella persona del mio mitico amico adolescenziale Ildoc.
Lo contatto su Facebook, gli spiego la situazione e ne ottengo in cambio un meraviglioso certificato di buona salute dove si specifica che posso fare impunemente pressoterapia.
Ildoc  si mostra pure risoluto ad eventuali interazioni telefoniche o internettiane qualora vi fossero ancora problemi e rimostranze.
Piccolissimo neo: Ildoc lavora presso un'associazione che si occupa di cure palliative per persone affette da malattie cronico-degenerative, speriamo che la strega non guardi il timbro o mi propone un'eutanasia immediata.
Carissime estetiste, ma non vi converrebbe vendere meno coupon?

P.S Ho appena telefonato al centro estetico, ho letto il certificato de Ildoc e mi sono guadagnata un altro appuntamento per domani.
Chissà, chissà...
Ehm lo ammetto, ho la fortissima tentazione, durante l'ipotetica ultima sessione, di mettere a frutto le mie doti istrioniche e di simulare una crisi convulsiva nella cabina...


lunedì 2 giugno 2014

Tempo libero.

Cosa fa una host mum nel suo tempo libero?
 Si incontra con altre host mum ovviamente!
 Su Facebook è nato, ormai da mesi, un bel gruppo compatto di famiglie che ospitano ragazze alla pari e Torino è egregiamente rappresentata.
La scorsa settimana abbiamo quindi deciso, famiglie veterane e new entry, di trovarci con i bambini per trascorrere il pomeriggio insieme. La nostra instancabile e iperorganizzata Raffaella ha avuto un'idea molto carina ed ha prenotato per i bimbastri un laboratorio artistico al Museo Egizio. Unico piccolo problema; la nostra frequentazione è quasi esclusivamente virtuale e spesso non nominiamo i nostri figli o li identifichiamo con un nomignolo.  La prenotazione quindi era molto fantasiosa, con riferimenti anagrafici  nebulosi (JF ad esempio è diventato JJ, molto Dallas anni '80) . Gli host children si sono subito affiatati alla perfezione,  hanno seguito l'animatrice senza un plissè e si sono divertiti come matti. Le mamme, il Pan e una au pair di risulta hanno trascinato le loro stanche membra a un caffè all'aperto e hanno gioiosamente oziato, privi di pensieri e di figli per  due orette.
Alla fine della ricreazione attività abbiamo ricomposto i vari nuclei familiari e ci siamo diretti verso i giadinetti. Qui eravamo attesi dalle baby host mum ( baby perché alle prime esperienze e per l'età dei loro pargoli).
Abbiamo chiaramente sottolineato la grande valenza culturale e didattica  dell'avventura au pair e forse, dico forse, abbiamo anche raccontato qualche piccolo vissuto negativo.
 Insomma abbiamo generato il panico nelle nostre giovani seguaci che ora temono defezioni, lagne e comportamenti inappropriati e si fanno film su biglietti annullati, feste sfrenate, fidanzati maneschi, perdita di chiavi, furto con scasso...
Sususu, vedrete,  carissime discepole, che andrà tutto per il meglio.
La giornata è stata poi allietata da ben due nuotate  fuori programma, nella locale fontana. Ambedue i piccoli tuffatori erano terzogeniti (e uno, ahimè,  faceva Gamelli di cognome)